Burqa e Niqab. Chi li ha visti?
Di seguito il testo di una mia interrogazione per richiedere al Ministero dell'Interno dati sul numero di donne che in Italia indossa il burqa e il niqab e sul numero di casi in cui l' utilizzo di tali indumenti abbia determinato problemi di sicurezza pubblica. All' interrogazione, presentata il 19 Maggio scorso, il Ministero ha finalmente dato seguito il 26 Luglio. La risposta conferma che il fenomeno è quasi inesistente in Italia e non provoca alcun allarme sociale, avvalorando la posizione da me sostenuta durante l'esame dei ddl in materia (si veda.qui la ricostuzione del dibattito in Commissione), sia tramite la presentazione di un progetto di legge sia, da ultimo, con la presentazione di un emendamento al testo base su cui si vota, in Commissione, martedì 2 agosto.
Interrogazioni a risposta in Commissione:
VASSALLO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
diversi organi di stampa hanno riportato negli ultimi anni alcuni isolati episodi che vedono coinvolte donne di religione islamica use ad indossare indumenti che coprono il volto, quali burqa o niqab e, in taluni casi, hanno dato conto di proteste, da parte di cittadini tese a imporre alle donne in questione di rendersi riconoscibili;
in base alla legislazione vigente (legge 22 maggio 1975, n. 152 e successive modificazioni), secondo l'interpretazione che ne ha offerto il Consiglio di Stato (sezione IV, decisione n. 3076 del 19 giugno 2008), l'uso del burqa e del niqab in luogo pubblico o aperto al pubblico non può essere vietato e punito, per ragioni di sicurezza pubblica, essendo attuazione di una tradizione di determinate popolazioni e culture, circostanza che può costituire giustificato motivo ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della citata legge;
da ultimo, in risposta all'interrogazione 5-03443 (Bertolini e Carlucci) il Sottosegretario Mantovano, sembrerebbe aver chiarito che nel 2009 il numero delle persone denunciate o arrestate per la violazione del predetto articolo sono state 364 di cui 299 italiani e 65 stranieri; nel 2010 sono state 240 e hanno riguardato 206 italiani e 34 stranieri -:
se e in quale misura possa essere stimato il numero delle donne attualmente soggiornanti nel territorio italiano che, in ragione di usi tradizionali o convinzioni religiose, siano solite indossare anche in luogo pubblico o aperto al pubblico indumenti che coprono in tutto o in parte il volto, quali burqa e niqab; quanti siano i casi documentati dalle forze dell'ordine e comunque venuti a conoscenza del Ministero dell'interno nei quali la presenza di tali soggetti abbia prodotto problemi di sicurezza pubblica e di che tipo; in quanti casi tali problemi siano stati generati dalla richiesta, rivolta a tali soggetti, in assenza di elementi che ne potessero far temere la pericolosità sociale, di scoprire il volto da parte di privati cittadini ovvero siano stati generati da altre circostanze riferibili alla oggettiva o supposta pericolosità dei soggetti in questione; se il Ministero dell'interno abbia mai ricevuto segnalazioni da parte delle forze dell'ordine o di altro soggetto istituzionale tese a manifestare preoccupazioni in merito alla pericolosità sociale di donne solite ad indossare il burqa o il niqab.
(5-04782)
Risposta preparata dagli uffici del Ministero dell'Interno su indicazione dal Sottosegretario Mantovano (e verosimilmente da lui emendata a mano).
Testo della risposta data verbalmente in Commissione (resoconto degli uffici della Camera)
Il sottosegretario Alfredo MANTOVANO risponde che, come ha avuto già modo di riferire, anche di recente, a questa Commissione, nei confronti di coloro che indossano il burqa o il niqab o qualunque altra velatura operano le limitazioni imposte dall'ordinamento: l'articolo 85 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e l'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152. Tali norme salvaguardano l'ordine e la sicurezza pubblica e fra esse rientrano gli obblighi di consentire e non ostacolare il riconoscimento della persona da parte degli agenti a ciò abilitati.
Rileva che, pertanto, l'uso del burqa e del niqab deve ritenersi vietato per ragioni di pubblica sicurezza, né presunte interpretazioni religiose costituiscono «giustificati motivi» per eludere tali esigenze di ordine pubblico, come confermato dal Comitato per l'Islam italiano costituito presso il Ministero dell'interno, che, nel parere reso su questo argomento, ha chiarito che l'uso di burqa e niqab non è un precetto religioso dell'Islam. È noto che, al momento, in questa Commissione è stato avviato l'esame di un testo unificato, adottato come testo base, delle proposte di legge recanti «Modifica all'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, concernente il divieto di indossare gli indumenti denominati burqa e niqab».
Chiarisce che anche i dati più recenti relativi alle persone denunciate all'autorità giudiziaria per la violazione dell'articolo 5 della legge n. 152 del 1975 confermano che la normativa viene osservata e correttamente applicata, nel rispetto della dignità della persona: in particolare, risulta che nel primo trimestre del 2011 – i dati non sono tuttavia ancora consolidati – le persone denunciate o arrestate per la violazione del predetto articolo sono state 137, di cui 111 italiani e 26 stranieri. Il dato si riferisce a tutte le forme di violazione del citato articolo 5 e non solo quelle realizzate mediante il burqa o il niqab.
Quanto ad episodi che abbiano potuto generare situazioni di allarme o di pericolo, riferisce che non risultano segnalazioni in tal senso. Gli uffici della Polizia di frontiera negli aeroporti nazionali sottopongono chi porta il velo alle verifiche di sicurezza, che prevedono l'identificazione mediante modalità che impongono la scopertura del volto, ma sempre nel rispetto del principio della dignità della persona e, qualora fosse necessario, anche con la presenza di personale femminile della Polizia di Stato, in luoghi dove venga garantita la riservatezza.
Osserva che non è possibile – anche per evitare discriminazioni su base religiosa – procedere alla rilevazione ufficiale delle donne musulmane attualmente soggiornanti in Italia che, in ragione di usi tradizionali o di convinzioni religiose, a suo avviso errate, siano solite indossare anche in luogo pubblico o aperto al pubblico indumenti che coprono in tutto o in parte il volto. È noto comunque che l'utilizzo del burqa e del niqab non presenta particolare diffusione sul territorio italiano.
Aggiunge che alcune prefetture hanno rilevato che le donne appartenenti a comunità islamiche portano copricapi o velature parziali della testa o del volto (hijab, chador, kefiah), ma «non fanno uso di coperture integrali» quali il burqa o il niqab. Isolati casi di presenza in luoghi pubblici o aperti al pubblico di donne coperte dal burqa o dal niqab sono stati registrati nelle province di Novara e Cremona. L'episodio di Novara ha riguardato, come accertato dalla polizia municipale, una cittadina tunisina che, coperta dal niqab, si era recata in un ufficio postale del capoluogo. Sul caso, che è stato al centro dell'attenzione dei mass media, è risultato che la comunità islamica novarese abbia assunto un atteggiamento di equilibrio, sottolineando la necessità del rispetto delle regole del Paese ospitante.
Conclude auspicando l'approvazione della legge di iniziativa parlamentare, i cui lavori sono seguiti con attenzione dal Governo.
Replica
Salvatore VASSALLO (PD), replicando, rileva che il rappresentante del Governo ha manifestato la posizione ufficiale del Governo, la quale però è contraddetta dal Consiglio di Stato, e ha riportato la tesi del Comitato per l'Islam italiano, che è discutibile, rappresenta solo un parere interno al Ministero dell'interno e in ogni caso non era oggetto dell'interrogazione. Il rappresentante del Governo ha inoltre fornito dati che, se anche non consolidati, mostrano chiaramente, come riconosciuto dallo stesso rappresentante del Governo, che il fenomeno è quasi inesistente in Italia e non provoca alcun allarme sociale. Si tratta di elementi di cui, a suo giudizio, la Commissione dovrà tenere conto nel prosieguo dell'esame delle proposte di legge recanti il divieto di indossare indumenti come il burqa e il niqab.