L’Italia della Uno Bianca
Il 12 aprile ho partecipato alla presentazione a Bologna (Coop Ambasciatori) del libro di Giovanni Spinosa,.L'italia della Uno Bianca (Chiarelettere), sulla tragica sequenza di crimini avvenuti tra Bologna e la Romagna dal 1987 al 1994. Lo si legge con partecipazione emotiva, apprezzamento per la lucidità dell'analisi, ammirazione per l'impegno civile che lo muove, unite a un'acuta inquietudine. La tesi è espressa e documentata con grande rigore mettendo in ordine elementi tratti da un materiale di indagine e dibattimentale sterminato che – a giudizio dell'autore, già PM a Bologna e ora presidente del Tribunale di Teramo – i diversi processi svolti nei confronti dei fratelli Savi non avevano tra loro ben collegato. Dietro la “firma” della Uno Bianca non c’è, non può esserci, solo una “impresa criminale familiare”. Troppi tasselli sono incompatibili con questa lettura e molti altri lasciano intravedere l’innesto di presenze inquietanti che collegano una parte dei delitti "firmati" dalla Uno Bianca al combattimento, e alle collusioni, tra la mafia e lo stato che insanguinarono altre parti del Paese proprio negli stessi anni. Gli attentati del 1993, con auto-bombe piazzate nei pressi di edifici storici di Roma, Milano, Firenze, avevano peraltro la stessa "firma". Le ulteriori verità che il prezioso lavoro di Spinosa consente di vedere, rispetto a quelle processualmente accertate, servono in ogni caso a costruire una memoria collettiva più consapevole dei limiti della nostra storia nazionale e dei rischi che non dovremmo più correre. Rimane per ora aperto il quesito se siano destinate soltanto ad alimentare la coscienza pubblica o se non siano (o non possano essere prima o poi) sostenute da evidenze sufficientemente robuste da tradursi in una più compiuta verità processuale.