Cattolici in politica?
Venerdì 4 maggio si è tenuto a Bologna un incontro proposso da.Democratica e Pd-Plurale sul libro di Luca Diotallevi, L'ultima chance. Per una generazione nuova di cattolici in politica (Clicca qui per vedere il programma). Una occasione che ho contribuito a creare per discutere delle responsabilità che i cattolici dovrebbero sentire verso la vita pubblica nella complicata fase che il Paese sta attraversando. Una cinquantina di persone, insieme all'autore, hanno dato vita ad una dicussione franca, qualificata, stimolante e vivace. Molti tra i presenti sono stati o sono impegnati in diversi ambiti della vita ecclesiale, hanno tratto e traggono da lì parte essenziale delle loro convinzioni. Nessuno dei partecipanti pensa però che avrebbe senso sostenere partiti segnati da una identità religiosa. Personalmente sono convinto che chi svolge un ruolo pubblico, tanto più se di rappresentanza politica, non dovrebbe darsi etichette religiose, troppo impegnative per chi le adotta, se le prende sul serio, offensive verso chi crede, se vengono usate con leggerezza e strumentalmente per ottenere voti. D'altro canto sono convinto abbia ragione Diotallevi nel criticare il paradigma della "laicità", nell'accezione che questo termine ha assunto in Europa, soprattutto nei Paesi in cui la costruzione degli stati nazionali si è potuta svolgere solo estromettendo la chiesa cattolica dall'esercizio del potere temporale. Da allora, la "laicità" dello stato è concepita come separazione chirurgica dalla sfera pubblica delle convinzioni religiose, salvo istituire, su basi pattizie, peculiari prerogative per la stessa chiesa cattolica. Un approccio del tutto diverso dagli Stati Uniti che, non avendo alle spalle il conflitto stato-chiesa, ed essendo invece nati per impulso di molteplici comunità religiose eterodosse, hanno concepito la "laicità" come pieno rispetto del pluralismo religioso. Nell'incontro del 4 maggio non si è parlato di questo. Si è discusso di come, una specifica categoria di cattolici italiani, formati ad una cultura liberale e riformista, possano contribuire oggi, insieme ad altri, a tenere viva la democrazia bipolare nel nostro Paese, qualificando il progetto politico del centrosinistra. Il libro di Diotallevi contiene molte acute sollecitazioni per chi si ponga tali quesiti.