Ancora sulle indennità
Di seguito, un mio messaggio email rivolto ai parlamentari del PD in risposta ad un messaggio circolare dell'On. Donata Lenzi, titolato "evitare il suicidio politico", la quale si rammarica per il modo in cui sono state comunicate le notizie riguardo all'adeguamento delle indennità parlamentari alla media europea e chiede che il Gruppo PD faccia pressioni sulla Presidenza della Camera affinché dia seguito alle proposte avanzate dal nostro gruppo con un ordine del giorno approvato dall'Aula il 2 agosto scorso (qui.le mie proposte di allora e l'ordine del giorno del Gruppo). Concordo con lei su diversi punti ma continuo a credere che prima di tutto ci si debba dire in maniera più schietta la verità sulla scarsa trasparenza e correttezza con cui in molti casi vengono amministrate le risorse che i singoli e i gruppi parlamentari ricevono per lo svolgimento dell'incarico (qui una nota più estesa sui costi del Parlamento).
Cara Donata, cari tutti (colleghi Senatori e Deputati del PD),
l'antipolitica professionale dei grandi giornali e quella militante del web diffondono spesso informazioni false o distorte, insieme ad una infamante retorica che rischia di demolire istituti fondamentali della nostra democrazia. Ma se non ci fosse anche del vero in quello che viene scritto, il problema sarebbe assai meno acuto. Per provare ad evitare il "suicidio politico" bisognerebbe avere il coraggio di dirsi e dire semplicemente la verità sul rispetto di alcune basilari regole di buona condotta civica, che un parlamentare dovrebbe praticare per primo. Ho sollecitato a riflettere sui punti che seguono gli organismi direttivi e l'assemblea del gruppo alla Camera quando si discusse l'ordine del giorno a cui l'On. Lenzi si riferisce. Un ordine del giorno che si volle "unico" per evitare la ricorsa a posizioni "populiste". In quel caso, per tenere conto delle posizioni di altri colleghi (così mi si disse), alcune delle proposte da me avanzate non furono accolte, ed altre vennero attenuate. Continuo a pensare che se vogliamo tutelare non tanto la "nostra sopravvivenza politica" (ben poca cosa) quanto la sopravvivenza dell'istituto parlamentare, dovremmo dirci e dire le verità banali che seguono, traendone immediatamente, senza ulteriori rinvii, alcune semplici conseguenze, prima di passare al capitolo più impegnativo di una reale e profonda riforma dell'assetto bicamerale.
1) Non c'è alcuna giustificazione per il fatto che due parlamentari, i quali svolgano un identico ruolo, ricevano trattamenti economici significativamente difformi. E' quello che accade tra Camera e Senato, ad ulteriore dimostrazione delle stravaganze dell'attuale bicameralismo (chiunque è tenuto a pensare che in uno dei due casi ci dev'essere un errore).
2) Non è accettabile che un parlamentare distragga risorse ricevute per lo svolgimento della sua attività ad altri scopi, per quanto connessi con la politica. E' quello che accade quando si trasferiscono risorse ai partiti senza che via sia una corrispondente fornitura di servizi per l'attività parlamentare.
3) E' intollerabile che un Parlamentare istituisca rapporti di lavoro illegali (pagati per di più con soldi pubblici). Come è noto, in altri paesi, straordinarie carriere politiche sono state stroncate dalla scoperta che l'interessato non aveva pagato i contributi per la collaboratrice domestica della sua famiglia.
4) E' intollerabile che un Parlamentare non paghi le tasse (o consenta che non vengano pagate le tasse) su risorse che vengono incamerate come reddito personale. E' quello che capita quando una parte delle risorse trasferite per "il rapporto con l'elettorato" (espressione peraltro inadeguata) vengono usate per pagare collaboratori in nero o vengono incamerate come reddito personale dallo stesso parlamentare, oppure vengono trasferite al partito sotto forma di erogazioni liberali. Nell'ultimo caso, una quota delle erogazioni "liberali" diventa reddito personale grazie agli sgravi fiscali.
5) Non c'è alcuna giustificazione per il fatto che la diaria "per le spese di soggiorno a Roma" venga riconosciuta anche a parlamentari che risultano da sempre residenti a Roma.
6) Non è giustificabile che vi sia una consistente opacità sui benefici aggiuntivi (indennità, servizi, staff) riconosciuti a chi svolge ruoli interni alle Camere e nei Gruppi parlamentari, oltre che sui bilanci e la gestione del personale dei gruppi (vedi i casi segnalati da Pietro Ichino al Senato).
7) Non c'è alcuna giustificazione per il fatto che ex parlamentari i quali abbiano svolto incarichi di presidenza continuino a godere di benefici e servizi aggiuntivi rispetto all'onore che gli è stato attribuito di svolgere quei ruoli e al già generoso vitalizio.
Contro queste deviazioni, in alcune delle quali sono indotti a cadere anche i parlamentari più virtuosi, basterebbe adottare misure semplici (e ovvie in qualsiasi organizzazione pubblica o privata), spuntando così molte armi della cosiddetta antipolitica:
1) Fatta salva una quota non superiore al 30% trasferita mensilmente a titolo forfettario per le spese di dotazione informatica, taxi, telefono, rappresentanza (con conseguente eliminazione di TUTTI i trasferimenti periodici aggiuntivi), è affidata agli uffici delle Camere la gestione delle ulteriori risorse e dei contratti per le collaborazioni.
2) Fatta salva una quota non superiore al 30% della diaria trasferita a titolo forfettario, gli ulteriori rimborsi sono dovuti solo se il parlamentare non eletto a Roma documenta che non risiede a Roma e solo a seguito di presentazione di regolari giustificativi per spese di alloggio.
3) Qualsiasi altro beneficio aggiuntivo riconosciuto a chi ricopre incarichi interni è reso pubblico sulla pagina istituzionale del singolo parlamentare.
4) Ai gruppi è assegnato un solo trasferimento onnicomprensivo esclusivamente commisurato alla consistenza numerica del gruppo stesso. Il bilancio, l'organico e il trattamento economico dei collaboratori dei gruppi sono pubblici, con indicazione di curriculum professionale, funzioni e recapiti di ciascun collaboratore.
5) Gli ex parlamentari, inclusi coloro i quali hanno ricoperto incarichi interni, non hanno diritto a benefici ulteriori rispetto al vitalizio.
Rimarremmo all'ABC della trasparenza, della correttezza fiscale e amministrativa, ma sarebbe già un bel passo in avanti.
Se la trasparenza fosse totale, sarebbe molto più difficile "truccare" i confronti con gli altri paesi europei, sia da parte dei giornalisti maliziosi, sia da parte dei nostri colleghi meno corretti.
Poi, se proprio vogliamo difendere la dignità e il ruolo del Parlamento, dovremmo dirci e dire verità più profonde sull'inutilità dell'attuale bicameralismo, con quel che ne consegue riguardo al numero dei parlamentari e riguardo alle amministrazioni di Camera e Senato, argomento su cui rinvio ad un precedente messaggio e alla proposta di legge costituzionale che a breve depositerò insieme ad altri deputati.
Cordiali saluti e cari auguri di buon anno.
Salvatore Vassallo