Baricentro riformista cercasi
La tornata elettorale di otto giorni fa dice che, finalmente, la riprovazione verso Berlusconi e la sua maggioranza cominciano a tradursi in un cambiamento dei comportamenti di voto. Dei tanti dati di interesse elaborati dall’Istituto Cattaneo in questa settimana (qui il menù completo), il più significativo riguarda i flussi registrati tra le regionali del 2010 e le comunali del 2011 a Milano (qui l’analisi specifica): il centrodestra ha perso qualcosa verso il terzo polo e parecchi voti verso le liste civiche di centrosinistra; la maggioranza degli astenuti del 2010 che tornano a votare lo fanno per sostenere Pisapia (o votare contro la Moratti); i voti di Udc e Fli non si sommano nel terzo polo, che peraltro non ne attrae di nuovi.
Gli ottimi risultati delle amministrative (vedi anche i commenti sul sito di Democratica) hanno certificato, non solo a Milano, che la mente politica dell’elettorato italiano rimane bipolare. Stavolta il centrosinistra più spesso vince e il centrodestra perde. Ma non è detto che vada sempre così in seguito. È certo però che le fantasiose ipotesi su nuove coalizioni circolate a partire dal giugno del 2010 (dalla grande coalizione di stile tedesco all’alleanza del Pd con l’Udc di Casini) possono essere rimesse nel cassetto. Detto per inciso, credo si possa rimettere nel cassetto anche una intelligente ma improbabile riforma del sistema elettorale improntata al modello australiano del voto alternativo, sostenuta in Italia da molti stimabili esperti ma bocciata due settimane fa in un referendum dagli elettori inglesi (qui un mio articolo pubblicato sabato scorso dal riformista sull’argomento).
I risultati promettenti di Bologna, Torino, Milano, Napoli hanno un sottofondo comune (calo del centrodestra, flop del terzo polo, maggiore partecipazione degli elettori di centrosinistra) ma hanno anche ciascuno una sua curvatura, a cominciare dal profilo dei candidati a sindaco, scelti per fortuna, diversamente da come si è fatto alle regionali, con le primarie. A Napoli, dopo che quelle organizzate dal PD sono state sconfessate, è stato il primo turno elettorale a svolgere la medesima funzione. Tuttavia, ciò che è un bene per le amministrazioni locali (la varietà delle leadership, ritagliate sulle specificità del contesto locale), rischia di rivelarsi un limite alla prova delle elezioni politiche, che speriamo arrivino presto e segnino davvero una svolta. Di questo quindi si dovrà riparlare. Per rendere finalmente il nostro bipolarismo civile, non soggiogato dalle posizioni più estreme e alla fine meno disponibili a lavorare per le riforme di cui il Paese ha veramente bisogno, per rendere la proposta del centrosinistra “credibile e responsabile” (secondo i termini usati recentemente da Napolitano), serve un solido e serio baricentro riformista che oggi, dobbiamo ammetterlo, non si riesce sempre a vedere. Incrociamo le dita per i ballottaggi, e cominciamo a pensare al dopo.