36Giu 9, 2011
Si torna a parlare di riforma del sistema elettorale per Camera e Senato. Sacrosanta ambizione, se si considera com’è fatto l’attuale, anche se ad oggi è difficile dire quante siano le possibilità di trovare in questa legislatura una maggioranza per approvarla, senza produrre danni ulteriori. Siccome.si racconta che qualcuno nel Pd avrebbe in animo di proporre un sistema elettorale simile a quello in uso in Ungheria, vari appassionati dell’argomento mi hanno chiesto delucidazioni. Francamente del progetto Pd non so. Qui mi limito, per rispondere alle curiosità degli appassionati, a dire in sintesi quello che i politologi sanno dell’ungherese.
37Giu 8, 2011
I quattro referendum per cui si vota domenica e lunedì prossimo sono stati caricati di tanti significati. Il contesto post-elettorale in cui si svolgono li fa interpretare come una possibile definitiva spallata al governo in carica. Una parte della campagna che li ha preceduti ha cercato di connotare quelli sull'acqua come una battaglia per la totale ri-pubblicizzazione dei servizi locali.
38Giu 8, 2011
Il secondo turno delle amministrative è stato ancora più eloquente del primo. A domanda, gli elettori hanno risposto che sono stanchi di Berlusconi. A Napoli hanno fatto chiaramente capire che non hanno apprezzato nemmeno le precedenti gestioni. In tutte le città più importanti, hanno vinto candidati selezionati dai cittadini con le primarie, oppure, a Napoli, attraverso il primo turno di voto, dopo che l’esito delle primarie era stato messo in discussione. Il tipo di candidati scelti con.quel metodo ha contribuito percepibilmente alla vittoria del centrosinistra.
39Mag 27, 2011
40Mag 24, 2011
Sono ormai più di sei mesi che, visto da Montecitorio, il Governo è allo sbando. Da quando ha perso il sostegno dei deputati finiani di Fli, la maggioranza è rimasta impantanata sui problemi giudiziari del Premier e per il resto nell’arte di tirare a campare. Sono mesi che in Aula alla Camera arrivano solo i provvedimenti strettamente necessari, il minimo sindacale (finanziaria, milleproroghe, comunitaria, ecc. ecc.), oltre a qualche decreto con misure estemporanee. Dopo una sequenza di imbarazzanti contraddizioni nell’atteggiamento verso Gheddafi, la maggioranza si è trovata unita sulla politica estera solo a costo di votare una ridicola risoluzione (smentita il giorno dopo da tutti i nostri alleati) che pretende di prestabilire i termini temporali per la fine dell’intervento in Libia. Sono stati approvati decreti attuativi sul federalismo fiscale che di federalista non hanno niente e hanno perso per strada la virtù più sbandierata: la sostituzione del criterio della spesa storica con quello dei costi standard. La ragione è semplice. La maggioranza è numericamente evanescente e politicamente divisa.