Chi manipola le regole
Le regole delle primarie per la scelta del candidato premier della coalizione di centrosinistra sono state ogggetto di conflitti e contestazioni. Nella settimana finale, anche di accuse reciproche di averle violate o manipolate. Ne avevo parlato, a nome dei sostenitori di Renzi, alla.Assemblea Nazionale del PD del 6 ottobre (qui il video), quando erano già ben evidenti tutti i problemi che abbiamo poi incontrato, avendo scelto di non usare le regole sempre adottate in casi simili. Sono poi intervenuto a Omnibus (LA7) il 28 novembre (qui il video) e a Linea Notte (Rai3) del 30 novembre (qui il video). Quella che segue è la mia versione, documentata passo per passo. Si può dubitare che siano state opportune alcune scelte compiute nella settimana del ballottaggio dallo staff di Renzi, ma una cosa è certa: l'accusa che ci è stata rivolta di avere violato le regole è falsa, come la vergognosa campagna tesa a diffondere tra i volontari ai seggi l'idea che si volesse offendere il loro lavoro. Personalmente, continuo a pensare che la politica democratica non può avere paura di chi intende partecipare o addirittura chiedere, a chi vuole farlo, la "giustificazione".
I sostenitori di Matteo Renzi vengono accusati di voler cambiare in corso d'opera regole che avrebbero inizialmente accettato. È palesemente falso. I delegati di Renzi non sono stati coinvolti, e comunque mai con diritto di voto, in nessuna delle sedi in cui sono stati aprovati il regolamento e le varie delibere attuative sfornate a ripetizione, anche DOPO lo svolgimento del primo turno, da organi in cui sono presenti solo sostenitori di Pierluigi Bersani (in quota PD), delegati del Psi di Nencini (anche loro sostenitori di Bersani) e delegati di Vendola (che ora sostiene Bersani). Anche il Garante nazionale (Luigi Berlinguer) è un fervente sostenitore di Bersani. I delegati di Renzi hanno peraltro sempre espresso la loro contrarietà di fronte a norme palesemente irragionevoli come quelle riferite alla ammissione degli elettori al secondo turno.
Sono le delibere approvate dagli organi a maggioranza bersaniana ad aver cambiato le regole in corsa, soprattutto su un punto essenziale. Il regolamento per le primarie, contrariamente a quanto hanno fatto poco tempo fa i socialisti francesi, che di doppio turno se ne intendono, impedisce agli elettori di registrarsi il giorno stesso del secondo voto. D'altro canto, in nessun sistema elettorale a due turni fino ad oggi conosciuto, l'accesso al secondo turno è vincolato al fatto che l'elettore abbia partecipato al primo. È anzi consueto, come è avvenuto alle primarie francesi, che al secondo turno partecipino molte più persone. Il Regolamento prevedeva tuttavia che «possono altresì partecipare al voto coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell'impossiiblità di registrarsi … entro il 25 novembre».
Il Garante delle primarie, Luigi Berlinguer, aveva del resto chiarito in maniera ineccepibile quale fosse il senso di quella norma, poco prima che si conoscessero i risultati del primo turno, in una intervista raccolta da YouDem, la WebTv del Partito Democratico (video in testa all'articolo). La giornalista chiede: chi non ha votato stavolta e non si è ancora registrato potrà votare al secondo turno? Berlinguer risponde testualmente: ''Lo abbiamo deciso un mese fa e mi dispiace che sia stata offuscata questa notizia. La risposta è sì. […] Per quelli che non hanno ancora fatto la registrazione, ci saranno due giorni della prossima settimana in cui gli uffici elettorali saranno aperti. […] Quelli che non lo hanno ancora fatto si registreranno e voteranno domenica prossima''. Berlinguer non parla in nessun modo di giustificazioni impossibili, gambe rotte, prove diaboliche, interpretando dunque la "dichiarazione di impedimento" come una mera "formula di rito". Berlinguer anzi auspica che la notizia abbia massima diffusione affinché la partecipazione aumenti (esattamente quello che, in assenza di una iniziativa del coordinamento nazionale per le primarie, farà poi la fondazione Bing Bang con i contestati annunci a pagamento). La delibera n. 21, emanata PRIMA del 25 novembre, aveva del resto ribadito che per poter essere ammessi al voto sarebbe stato sufficiente presentare, nei giorni 29 e 30 novembre, la semplice "dichiarazione" di essersi trovati nell'impossibilità di registrarsi e votare al primo turno.
La delibera n. 25, emanata invece DOPO il 25 novembre, quando cioè era già noto il risultato del primo turno, introduce una modalità assurda, contraria a fondamentali principi di uno stato liberale di diritto, al rispetto dei cittadini e alla equità del processo democratico. Addirittura si pretendeva che i cittadini interessati si presentassero tutti, di persona, in orario di lavoro, presso un ufficio unico provinciale situato nel capoluogo, per esporre verbalmente le proprie motivazioni. Successivamente, grazie alle nostre pressioni, è stata ammessa la richiesta via internet. Ma si continua a sostenere che queste "dichiarazioni" dovrebbero essere sottoposte ad un esame da parte del coordinamento provinciale (composto come detto prima). La delibera n. 26 ha pure sancito il "silenzio-diniego", un sistema opposto a quello che giustamente pretendiamo dalle amministrazioni pubbliche. C'è pure scritto che bisogna "giustificarsi" per tutti e 21 i giorni disponibili per la registrazione. E so uno aveva in mente di registrarsi andando al seggio domenica pomeriggio e poi non ha potuto che fa? Cosa deve dimostrare e come? Siccome nessuna di queste delibere indica né le circostanze specifiche che possono o meno motivare la "concessione del diritto di voto" né le certificazioni richieste, quella dei coordinamenti provinciali sarebbe una decisione PURAMENTE DISCREZIONALE, basata sull'intuito, o sui pregiudizi politicamente orientati, dei "commissari", tutti e tre oggi sostenitori di Bersani. Chiunque abbia masticato un po' di cultura giuridica democratica capisce che si tratta di una procedura assolutamente anomala (dire "bulgara" è poco). Gli osservatori OSCE (quelli mandati a verificare che le elezioni politiche si svolgano in modo "libero ed equo") la considerebbero di sicuro inaccettabile. A parte tutto questo, le delibere n. 25 e 26 sono tecnicamente "illegittime" perché il coordinamento nazionale e il Garante non hanno ricevuto il potere di MODIFICARE il regolamento ma solo di applicarlo. E sono quindi tecnicamente "illegittime" anche le esclusioni dal voto che sono state decise dai coordinamenti provinciali sulla base di quelle delibere: più di 100.000 persone che avrebbero voluto votare e che ne avevano tutto il diritto, avendo rispettato alla lettera il Regolamento.
Il sito www.domenicavoto.it non ha violato nessuna delle norme del regolamento. Nè il sito né la pagina pubblicitaria pubblicata su alcuni quotidiani nazionali contengono la benché minima propaganda per un candidato o per l'altro. Il modulo presente sul sito si limitava ad aiutare chiunque volesse esercitare un diritto riconosciuto dal regolamento a farlo, nelle forme previste dal regolamento. Le pagine sui giornali e il sito hanno svolto esattamente la funzione che Berlinguer si rammaricava non fosse stata svolta prima. È assai strano, semmai, che il comitato nazionale per le primarie si sia dimostrato più interessato a ridurre la partecipazione che a farla crescere.
Se poi vogliamo uscire dalla sottile discussione sulle regole, la vicenda, per come l'ho vista (da vicino), in sintesi è andata così: l'idea dei due giorni per "dichiarare" l'impedimento fu inventata in occasione dell'Assemblea PD e fu presentata in quella maniera volutamente ambigua, in modo da poter essere raccontata a noi sostenitori di Renzi come una apertura e ai guardiani dell'ortodossia organizzativa bersaniana o ad altri sostenitori del segretario timorosi di perdere (nel caso in cui la partecipazione fosse aumentata troppo) come una chiusura. Nel regolamento è stata poi chiaramente sancita la linea aperturista, che è stata mantenuta dai "garanti delle regole" fino a poco prima che si conoscessero i risultati del primo turno (delibera n. 21 e dichiarazioni di Berlinguer). Subito dopo aver preso atto del risultato del primo turno, interpretati come premonitori di una possibile sconfitta di Bersani, qualora la partecipazione fosse cresciuta, hanno avuto la meglio i falchi, che a quel punto hanno dovuto inventare la pazzesca pratica delle giustificazioni impossibili.
Alla fine dei conti, la maggiore amarezza rimane per il tentativo, particolarmente odioso, di far passare le iniziative volte ad accrescere la partecipazione come una violazione delle regole, proprio da chi le regole le ha manipolate a suo vantaggio, e come un atto offensivo nei confronti dei volontari, molti dei quali iscritti al PD, che hanno lavorato agli uffici elettorali ed ai seggi, a cui va la più profonda gratitudine da parte di chiunque abbia partecipato, in un modo o nell'altro, anche solo osservandola da spettatore, al notevole esempio di vita democratica a cui abbiamo insieme contribuito. Temo che ognuno manterrà le sue opinioni su chi l'abbia "sporcata". Quindi sarà forse meglio guardare avanti.