Finanziamenti ai partiti (1)
Nelle ultime settimane sono intervenuto ripetutamente sui finanziamenti ai partiti,.in Commissione Affari Costituzionali, durante l'assemblea del Gruppo PD della Camera, con dichiarazioni alle agenzie e articoli su quotidiani (vedi i link di seguito). Su tre aspetti mi sono espresso in dissenso da quanto esposto a nome del Gruppo: 1) mi pareva inadeguato un intervento legislativo "di urgenza", come quello inizialmente proposto da Alfano, Bersani e Casini, che si limitava a stabilire criteri per la trasparenza dei bilanci senza ridurre subito la dimensione dei trasferimenti pubblici ai partiti; 2) mi pareva che l'organismo di controllo alquanto sui generis proposto nel progetto ABC avesse numerosi e gravi difetti, giustificati dall'intezione di sfuggire al "controllore naturale", che nel nostro ordinamento è la Corte dei Conti; 3) mi pareva irragionevole e continuo a considerare sbagliato scorporare una eventuale nuova legge sul finanziamento pubblico da una compiuta normativa in attuazione dell'articolo 49. In molti degli interventi citati avevo anche suggerito di commisurare almeno una parte, crescente nel tempo, dei finanziamenti pubblici alla capacità dei partiti di raccogliere fondi tra i popri sostenitori.
Ho poi partecipato agli incontri di lavoro interni in cui è stata discussa la proposta presentata da Bersani nella conferenza stampa del 24 aprile. Salvo verifica sui dettagli dell'articolato, in fase di elaborazione, mi riconosco perfettamente in quella linea, che da compiutezza alla buona proposta già avanzata dal PD in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione ("Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale").
Peccato che il PD abbia nel frattempo deciso di abbandonarla. Per iniziativa del nostro capogruppo, l'ufficio di presidenza della Camera ha deciso di approvare una nuova normativa sul finanziamento dei partiti scorporandola dall'attuazione dell'articolo 49. Credo si tratti di un secondo passo falso. La legge in attuazione dell'articolo 49 dovrebbe proprio fissare lo status giuridico dei partiti e dettare i criteri di democraticità interna, rappresentatività e trasparenza da porre a premessa di un più sobrio, corretto e giustificabile finanziamento pubblico. D'altro canto queste sono esattamente le premesse poste a condizione per il finanziamento pubblico nella legge tedesca (qui c'è la traduzione italiana) che molti dicono di voler prendere a modello. Ripartire dalla coda, "insabbiando" la testa, magari con la scusa dell'urgenza, vuol dire ripercorrere scorciatoie simili a quelle che portarono alla spudorata legge sui cosiddetti "rimborsi". Peraltro l'urgenza avrebbe dovuto consigliare esattamente il contrario. Sull'attuazione dell'articolo 49 si è già svolta una lunga istruttoria ed era da tempo calendarizzata per fine maggio la relativa votazione in Aula. La riforma del finanziamento pubblico, entrata da poco in agenda, è stata invece imbastita in due settimane perché la si voti il prima possibile. Questa stesse posizioni (controllo della Corte dei Conti, finanziamento condizionato all'attuazione dell'articolo 49) sono state poi espresse da Giuliano Amato, che nel frattempo Monti ha nominato come suo consulente sulla materia. Altro discorso sarebbe stato il puro e semplice dimezzamento delle somme trasferite ai partiti (a legislazione sui "rimborsi" vigente), che va operato già dalla rata di luglio 2012: un obiettivo per raggiungere il quale si poteva approvare una norma chirurgica in due settimane.