I costi della politica
Qui c’è un resoconto sull’adeguamento del trattamento economico dei parlamentari italiani agli standard europei con le email di protesta ricevute in occasione dell’esame della manovra del Governo Monti (dicembre 2011) e la mia risposta. Qui una mail mandata il 6 gennaio 2011 ai parlamentari PD sul medesimo argomento. Di seguito quello che penso e cerco di fare in merito ai “costi della politica”.
Il 2 agosto è stato approvato il bilancio della Camera dei Deputati (lo stesso giorno, anche quello del Senato). Un’occasione per fare il punto sui costi della politica e di quelli che normalmente vengono additati come privilegi di una casta, su quanto si spende per l’istituzione nel suo insieme (Camera dei Deputati, Senato) e per l’attività dei singoli parlamentari. Un argomento molto sentito da tanti cittadini, anche perché oggetto di campagne di stampa aggressive, a volte ben documentate, altre deliberatamente bugiarde. Si tratta di un argomento che tocca nel vivo chi come il sottoscritto è entrato per la prima volta in Parlamento nel 2008, venendo da un’altra professione. Tre anni fa ero un rispettabile professore ordinario dell’Università di Bologna, con attività continuative in uno dei maggiori istituti di ricerca del mio settore, oltre che commentatore su temi politici per il principale quotidiano nazionale. Attività che ho sospeso pensando di poter fare qualcosa di utile per il Paese. Il mio reddito personale non è cambiato in misura significativa (come dimostro in seguito). Non lavoro meno di quanto facessi prima, e chi mi conosce sa che ho parecchi difetti ma non quello di lavorare poco. Oggi ho meno tempo per la famiglia e una reputazione sociale segnata, tra diverse categorie di persone, dallo stigma d’appartenere ad un gruppo di inutili faccendieri strapagati. Alcuni parlamentari (soprattutto ex) godono effettivamente di privilegi ingiustificati, ma circolano anche parecchie leggende metropolitane in merito a privilegi mai esistiti oppure esistiti solo in passato.
Personalmente credo che si debbano compiere soprattutto scelte che rendano al tempo stesso le istituzioni politiche più snelle ed efficienti. Non solo per contenere le spese, ma soprattutto per dare loro maggiore efficacia, credibilità e autorevolezza. Negli ultimi mesi ho cercato di tradurre queste idee in iniziative e proposte concrete sui tre capitoli che considero prioritari: finanziamento dei partiti (da condizionare a criteri di trasparenza e democraticità interna soprattutto riguardo alla selezione delle candidature a rilevanti cariche pubbliche), riforma del bicameralismo e conseguente riduzione del numero dei parlamentari (che secondo me, accanto alla modifica della legge elettorale, costituisce la più importante delle riforme istituzionali da varare in questa ultima fase della legislatura), province (su cui tento da tempi non sospetti di spingere il PD ad assumere una posizione meno conservativa dell’esistente).
Quanto agli attuali costi del Parlamento, in occasione dell’approvazione del bilancio interno ho proposto un ordine del giorno sui costi della Camera dei Deputati (Allegato A, qui sotto) al Gruppo PD, che ne ha incluso solo una piccola parte nell’ordine del giorno che si è deciso fosse unico, a prima firma Franceschini (Allegato B, qui sotto). La mia proposta di ordine del giorno ha alla base le considerazioni che seguono.
Il “bilancio” dei singoli deputati e il mio personale
Al contrario di quanto è stato sostenuto sino ad oggi da più parti, l’ammontare complessivo delle risorse che viene impegnata dalla Camera per lo svolgimento delle attività di un singolo Deputato (senza incarichi negli organismi interni) è inferiore rispetto agli altri parlamenti europei con cui ha senso una comparazione (si può vedere al riguardo questo dosssier appena elaborato dall’ufficio studi della Camera ed in particolare la tabella a pagina 32, riportata qui sotto). Il complesso delle risorse impegnate per il reddito personale e le attività di servizio (viaggi, telefono, collaboratori, diaria, altro) poste nella diretta disponibilità di un deputato italiano è pari, al massimo, a circa 20mila euro al mese. In Francia questa somma è pari a 23mila euro, in Germania a 27mila, in Gran Bretagna a 21mila, per i parlamentari europei a 35mila.
Attenzione, qui non stiamo parlando dello “stipendio del deputato” ma dell’intero budget mensile, inclusivo delle tasse e degli oneri previdenziali, che viene messo a disposizione di un deputato per organizzare il suo lavoro. Se ci si pensa, senza seguire le leggende metropolitane dell’antipolitica, si tratta di un bilancio inferiore a quello di un modesto studio individuale da avvocato o commercialista, in cui ci siano uno o due praticanti come collaboratori e una segretaria.
Dove sta il problema? Che in Italia una gran parte di queste risorse sono trasferite cash ai singoli parlamentari che le amministrano un po’ come vogliono. Negli altri paesi, una parte consistente è invece gestita, per conto del parlamentare, dall’amministrazione della camera di appartenenza. Da qui le narrazioni che accreditano lo “stipendio dei parlamentari” a non meno di 12mila euro al mese. La verità è abbastanza diversa e varia comunque da Deputato a Deputato, oltre che tra Deputati e Senatori.
Per dare un’idea, faccio l’esempio del mio “bilancio personale come deputato”. In un conto corrente accesso presso uno sportello bancario con sede a Montecitorio, che io uso solo per l’attività parlamentare, arrivano ogni mese: circa 5.000 euro di indennità (lo stipendio netto in senso stretto, per 12 mesi), 3.500 di diaria (per spese di vitto e alloggio), 3.690 euro per il rapporto eletto-elettori (collaboratori, eventuale acquisto di beni e servizi, ufficio nel collegio, ecc). Poi ci sono altri trasferimenti periodici (per trasporti, telefono, computer) che tradotti in un valore medio mensile, ammontano a circa 1.000 euro. Per un totale di 13.200 euro.
Ogni mese verso: 1.500 euro al gruppo PD della Camera; 1.000 euro al PD regionale dell’Emilia-Romagna; circa 500 euro in media per contributi vari (iniziative speciali del PD, MoDem, Democratica, contributi di solidarietà, ecc, ecc); circa 2.500 euro in media per una collaboratrice a Roma con regolare contratto, per collaborazioni occasionali varie (tipo gestione del sito internet), spese telefoniche, taxi, organizzazione di iniziative a Bologna; circa 2.000 per spese di soggiorno a Roma o in altri posti in cui mi capita di andare per iniziative politiche. Per un totale di circa 7.500 euro in media al mese.
Il netto mensile che deriva da questi semplici conti è pari a 5.700 euro, se non si considerano eventuali spese straordinarie, come potrebbero essere quelle di una eventuale campagna elettorale (nel caso in cui cambiasse il sistema elettorale e pensassi di ricandidarmi). Su tredici mensilità, vuol dire un netto di circa 5.200 euro.
Se non avessi accettato la candidatura, come professore ordinario di università, oggi avrei uno stipendio di circa 3.250 euro netti per tredici mensilità. Nel 2007, un anno nel quale avevo già iniziato a dedicare parecchio del mio tempo libero alla politica, le attività di ricerca extra-accademica, editoriali, le collaborazioni con quotidiani o altro, mi hanno fruttato un reddito netto di circa 25.000 euro, pari ad una media mensile di 2.000 euro. Quindi, verosimilmente, se non fossi deputato, oggi disporrei di un reddito pressoché identico.
I benefit collaterali non sono così generosi come si narra. La sanità integrativa, che effettivamente può essere un vantaggio in quanto rimborsa per più della metà anche spese sanitarie elevate, non è carico dell’erario, ma è integralmente finanziata dai versamenti dei Deputati (opera come una cassa di mutua assistenza). Quindi in alcuni anni e per alcuni soggetti “mutuati” è un vantaggio, per altri genera una perdita. La tessera da Deputato consente di addebitare il costo dei biglietti aerei e ferroviari per il territorio nazionale direttamente su un conto della Camera. C’è chi ne abusa. Per quanto mi riguarda, devo ammettere che mi è capitato per comodità di usare la tessera per viaggi non strettamente riconducibili all’attività politica che avranno aggiunto al mio reddito personale poche centinaia di euro in tre anni. Non so se esistano, credo facciano parte della leggenda, ma in ogni caso non ho mai ritirato tessere di sorta per spettacoli o altre amenità. Il vitalizio, per un deputato entrato in carica per la prima volta nel 2008, verrà erogato solo se la legislatura non verrà interrotta anticipatamente, a partire dal 65° anno d’età, per un importo pari al 20% dell’indennità. A partire dalla prossima legislatura, come richiesto dal PD, il sistema sarà integralmente basato sul principio contributivo, come per le altre pensioni.
In sintesi, per riprendere il filo del discorso: se un Deputato “semplice” usa le risorse che gli vengono assegnate per le finalità previste, riesce a tenere in piedi una micro-segreteria (lo stretto indispensabile per lavorare) e ottiene un reddito personale pari a quello di un dirigente o di un libero professionista di medio livello. Ripeto: dove stanno i problemi? Ecco una rassegna forse non esaustiva:
a) I Senatori ricevono indennità, rimborsi e benefit collaterali aggiuntivi quantificabili in 1.500-2.000 al mese, senza che questo abbia una qualsiasi giustificazione.
b) I parlamentari che lavorano meno guadagnano di più! Se ad esempio un parlamentare non assume nessun collaboratore (perché crede di non averne bisogno), oppure se assume personale poco qualificato pagandolo magari in nero, o se non va mai in trasferta a sue spese per iniziative politiche, oppure se risiede a Roma e quindi non deve gestire due diverse “sedi di lavoro”, incamera una parte dei vari rimborsi come reddito personale (a tutti gli effetti, tranne che a quello fiscale). Quindi non solo usa i rimborsi per scopi diversi da quelli per cui li ha ricevuti ma evade pure le tasse.
c) I parlamentari che ricoprono incarichi in organismi interni come le presidenze di commissione o di gruppo, ricevono indennità aggiuntive (cosa in sé stessa ragionevole) di entità ignota (non c’è verso di scoprirlo guardano la pagina internet della Camera), oltre ad ottenere un ufficio aggiuntivo e uno o più collaboratori retribuiti. È quindi probabile che finiscano per ricadere nella categoria b) di cui si è detto prima se ad esempio smettono di pagare i collaboratori personali con i soldi dei rimborsi.
d) Alcuni parlamentari continuano a svolgere, mentre sono in carica, una intensa attività professionale. A volte meno intensa che in passato, ma con tutta probabilità non meno reddittizia proprio grazie alla “autorevolezza” aggiuntiva prodotta dall’incarico pubblico. Ci si potrebbe chiedere se sia corretto che la Presidente della Commissione Giustizia continui a patrocinare cause penali, per fare l’esempio di una persona che gode di una diffusa stima. Per non parlare di chi è stato nominato Deputato proprio allo scopo specifico di continuare a fare l’avvocato, come nel caso dell’On. Niccolò Ghedini (e di altri) che non ho visto se non raramente a Montecitorio, come peraltro dimostra il suo tasso di presenza in Aula e il suo indice di produttività parlamentare (indicatori imperfetti che però qualcosa dicono).
e) A suo tempo ho concordato che si inserisse una norma nello statuto del PD per imporre agli eletti nelle istituzioni un contributo finanziario speciale al partito. Oggi ne vedo i limiti. Non solo perchè costituisce un “raddoppio” del finanziamento pubblico, ma perchè spinge di fatto ad usare le risorse ricevute per l’attività parlamentare ad altri fini, ovvero a tenere artificialmente alte indennità e diaria, oltre a stabilire una sorta di do ut des in vista della ricandidatura (al punto che alcuni parlamentari sicuri di non essere ricandidati non “staccano più l’assegno”).
Per queste ragioni, ho proposto che d’ora in poi la parte preponderante dei rimborsi per collaborazioni e servizi siano liquidati solo dietro presentazione di validi giustificativi o, meglio, siano gestiti direttamente anche sul piano contrattuale dagli uffici della Camera. Ho anche chiesto maggiore trasparenza in merito ai benefici accessori riconosciuti ai Deputati che ricoprono incarichi negli organismi interni. Queste due proposte sono state parzialmente incluse nell’ordine del giorno del PD, approvato dall’Aula. Ho proposto anche l’abolizione dei benefici aggiuntivi per i parlamentari cessati dall’incarico (gli ex presidente, ad esempio, anche se lo sono stati più di dieci anni fa, continuano ad avere un ufficio e tre collaboratori), ma questa ipotesi non è stata accolta. Sul punto d) esistono progetti di legge che condivido. Sul punto e) penso che eventuali trasferimenti al partito dovrebbero essere effettuati solo in cambio di servizi effettivamente forniti per l’attività parlamentare.
Il Bilancio della Camera
Negli ultimi anni sono state già prese varie decisioni per ridurre le spese della Camera, ma la gran parte di questi tagli hanno riguardato le risorse trasferite ai singoli parlamentari in carica, mentre la struttura della macchina è rimasta uguale a se stessa e, soprattutto, in ossequio a un principio giuridico più volte ribadito dalla Corte costituzionale, sono rimaste inalterate sia le prerogative acquisite nel passato dai parlamentari riguardo ai vitalizi, sia i livelli stipendiali francamente fuori mercato di parecchie figure interne, tanto con riferimento alle posizioni meno qualificate quanto a quelle apicali. Il risultato è che, mentre la spesa per i parlamentari in carica diminuisce in maniera significativa (tra il 2007 e il 2013 si contrae, in termini reali, al netto cioè dell’inflazione, più del 10%), la spesa complessiva della Camera dei Deputati si contrae meno del 3%. L’ho messo in evidenza con la tabella qui allegata, che ho fatto circolare tra alcuni deputati, compresi quelli che hanno maggiori responsabilità nel gruppo PD (per comodità di chi vuole rifare i calcoli rendo scaricabile un file excel contenente oltre alla tabella riassuntiva i bilanci dal 2007 al 2013). Per questa ragione, ho proposto due interventi. In primo luogo che siano resi pubblici, come capita in tutte le amministrazioni pubbliche, gli stipendi dei dirigenti della Camera. In secondo luogo, che siano stabiliti vincoli/obiettivo annuali che portino ad una progressiva riduzione della spesa complessiva. Il primo è stato accolto (ma attendo di vedere quando e come sarà applicato), il secondo no.
Concludendo
In qualsiasi altro settore del mondo reale, si considera invece ovvio che l’ambizione, la capacità di lavoro e il talento siano attratti anche da incentivi economici. D’altro canto le indennità, al contrario dei normali stipendi, a qualsiasi latitudine e per qualsiasi organismo pubblico o privato, servono anche a garantire l’indipendenza di chi ricopre cariche istituzionali (non solo a remunerarne il lavoro e il talento). Vale per i giudici, come per i consiglieri di amministrazione delle società private. Naturalmente, un giudice o un consigliere di amministrazione possono farsi corrompere lo stesso anche se lo stato o l’impresa garantiscono loro un reddito cospiscuo. Non credo sarebbe collettivamente vantaggioso o rassicurante sapere che chi deve decidere su questioni come il lodo Mondadori faccia fatica ad arrivare alla fine del mese (così come è ingiustificato e deviante che i magistrati amministrativi possano guadagnare cifre con cinque o sei zeri se entrano nel circuito iperredditizio degli incarichi extragiudiziali). Comunque, gli incentivi economici non sono tutto. Ambizione, capacità di lavoro e talento sono attratti anche dal riconoscimento sociale. Ma se la riprovazione diffusa nei confronti di chiunque siede in Parlamento dovesse continuare a crescere in maniera esponenziale, “a prescindere” dalla storia personale e dai comportamenti dei singoli, come sta capitando, sarà difficile aspettarsi che persone normali e perbene, con o senza talento, considerino l’ipotesi di candidarsi.
Per questo, più che accanirsi sugli “stipendi dei parlamentari” (su cui ho già detto), si deve incidere sul modo in cui vengono scelti, abolendo la legge Calderoli e tornando ai collegi uninominali, e sul loro numero, oggi spropositato rispetto alle funzioni che sono chiamati a svolgere, attraverso una incisiva riforma del bicameralismo.
P.S. (1) Due giorni dopo la pubblicazione di questo post, sul Corriere della Sera è uscito un articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella nel quale vengono proposti “sei modi per ridurre i costi della politica” che coincidono in larghissima parte con le ipotesi che, come avevo scritto, cerco di portare avanti.
P.S. (2) Questa nota è stata rilanciata da parecchie persone su Facebook e su alcuni blog tra cui quello di Giovanna Cosenza, dove si è sviluppata una vivace discussione che mi ha sollecitato a svolgere un paio di argomenti a integrazione di quanto avevo scritto inizialmente nel post.
ALEGATO A – Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2011. (Doc. VIII, n. 8)
(Proposte di Salvatore Vassallo per un ordine del giorno al Gruppo PD)
La Camera,
premesso che:
il progetto di bilancio della Camera dei Deputati deliberato dall’Ufficio di Presidenza il 30 Marzo scorso prosegue sulla linea che aveva già positivamente caratterizzato il bilancio interno triennale 2010-2012;
ciononostante, il bilancio di previsione per gli anni 2011, 2012 e 2013, presenta, al netto delle partite di giro e delle quote da versare al bilancio dello stato ai sensi dell’articolo 5, comma 1, del d.l. n. 78 del 2010, convertito dalla l. n. 122 del 2010, una crescita in termini nominali delle spese rispetto all’esercizio 2010 a cui, assumendo un andamento dell’inflazione pari a quello previsto dal Documento di Economia e Finanza 2011, corrisponde solo un lieve decremento in termini reali, pari a circa il 2,5% nel 2013 rispetto al 2007;
negli ultimi mesi il tema dei costi della politica si è imposto con una forza inedita nel dibattito sui media e nella società civile, anche a fronte dell’aggravarsi della crisi economica e finanziaria, dei drastici tagli alla spesa pubblica e delle loro pesanti ricadute sulle disponibilità delle famiglie;
è necessario rispondere a tali istanze e partecipare alle necessarie politiche di austerità finanziaria, sia con riduzioni più incisive della spesa, sia tramite misure finalizzate a garantire la massima correttezza e trasparenza nell’uso delle risorse impiegate dalla Camera dei Deputati;
impegna, per le rispettive competenze, l’Ufficio di Presidenza ed il Collegio dei Questori:
a promuovere, entro il mese di ottobre, ulteriori interventi in relazione all’esercizio 2011 e ad elaborare, entro la fine di questo stesso anno, un bilancio di previsione per il triennio successivo che, al netto delle partite di giro e di eventuali ulteriori restituzioni al bilancio dello Stato, riduca la spesa della Camera: nel 2011, del 2,5% rispetto al valore nominale della spesa 2010; nel 2012, del 5% rispetto allo stesso riferimento; nel 2013 del 7,5%; nel 2014 del 10%, realizzando così nell’ultimo anno un decremento in termini reali pari a circa il 15% rispetto al 2007;
allo scopo di realizzare i citati obiettivi senza far ricorso a tagli lineari indiscriminati, a provvedere ad una revisione sistematica della spesa, secondo il metodo del bilancio a base zero, che articoli gli obiettivi generali di risparmio in obiettivi di settore, ufficio e servizio, attraverso l’elaborazione di un Piano di revisione organizzativa e rimodulazione della spesa che privilegi le attività fondamentali di legislazione e controllo della Camera;
a prevedere che la quota del rimborso per le spese inerenti al rapporto tra eletti ed elettori trasferita a titolo forfettario non possa superare il 30% del totale e chela parte restante venga corrisposta solo per l’acquisto di beni e servizi per importi superiori a € 500,00 a fronte di regolari fatture, ovvero alla sussistenza di regolari contratti con uno o più collaboratori, i cui adempimenti sono gestiti dall’amministrazione della Camera dei Deputati, ferma restando la natura fiduciaria del rapporto, la stipula sulla base di accordi tra le parti, la durata massima commisurata a quella della legislatura, la risoluzione di diritto in caso di cessazione anticipata del mandato parlamentare o in caso di interruzione del rapporto fiduciario ed escludendo rigorosamente che tali contratti possano dar luogo, anche laddove siano reiterati per un lungo arco temporale, ad un rapporto di impiego tra i collaboratori parlamentari e la Camera dei Deputati;
a prevedere che il costo complessivo attualmente gravante sul bilancio della Camera per l’uso da parte dei singoli Deputati di uffici personali presso Palazzo Marini o altre sedi in via di dismissione, sia trasformato, a partire dal prossimo esercizio, in un rimborso di entità non superiore al 35% della spesa attuale ai fini della acquisizione, da parte di Deputati singoli o associati, di sedi alternative a prezzi di mercato, a fronte di un regolare contratto di locazione, con esclusione da questo beneficio per i Deputati cui è assegnato un ufficio personale in ragione dell’incarico ricoperto nell’ambito di organi della Camera o dei gruppi parlamentari;
a prevedere che sul sito internet della Camera dei Deputati sia pubblicato in forma tabellare immediatamente intellegibile il complesso delle risorse a carico del bilancio della Camera comunque messe a diretta disposizione dei singoli Deputati con una distinzione tra le indennità lorde e nette, i rimborsi trasferiti a titolo forfettario, le sedi, il personale, i servizi, e con specificazione in tabelle separate delle risorse aggiuntive messe a disposizione, con riferimento a ciascuna di queste o altre voci, dei deputati che ricoprono incarichi negli organi interni della Camera o dei gruppi parlamentari ovvero dei Deputati cessati dal mandato cui sono riconosciuti benefici accessori rispetto al vitalizio;
a prevedere l’abolizione dei benefici accessori riconosciuti ai Deputati cessati dal loro mandato, ivi inclusi i Deputati che hanno ricoperto ruoli negli organi interni della Camera o nei gruppi parlamentari, e che i benefici accessori attualmente riconosciuti a tali figure cessino a partire dal prossimo esercizio;
a prevedere che, al pari di ogni altra amministrazione pubblica, sul sito internet della Camera dei deputati siano pubblicati i dati relativi allo stipendio tabellare, di posizione, di risultato e ad ogni altro compenso accessorio riconosciuto nell’anno precedente a ciascun dipendente della Camera con qualifica dirigenziale o assimilata;
a prevedere che il trattamento previdenziale di tutti i dipendenti della Camera dei Deputati e che il sistema dei vitalizi per i Deputati cessati dal mandato siano uniformati al sistema previdenziale pubblico vigente, quanto al livello delle aliquote contributive e al metodo di calcolo delle prestazioni;
a sollecitare un coordinamento tra le amministrazioni della Camera e del Senato al fine di parificare le indennità e le risorse conferite a Deputati e Senatori per l’esercizio delle funzioni parlamentari, ed al fine di prevedere ogni possibile forma di cooperazione e integrazione dei servizi di studio, analisi e documentazione dei due rami del Parlamento, a cominciare dalla costituzione di un unico Servizio del Bilancio.
ALEGATO B – Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2011. (Doc. VIII, n. 8)
(ORDINE DEL GIORNO del PD)
La Camera
premesso che:
negli ultimi mesi si è imposto con una forza inedita nella società civile, anche a fronte dell’aggravarsi della crisi economica e finanziaria, dei tagli alla spesa pubblica e delle loro pesanti ricadute sulla disponibilità delle famiglie, una giusta domanda di riduzione dei costi della politica e di funzionamento delle istituzioni;
il Parlamento ed i singoli parlamentari devono per primi rispondere a quella domanda con una immediata serie di interventi, nell’ambito delle proprie dirette competenze, che siano prova di senso di responsabilità e di coerenza, nella certezza che anche il governo, gli organi costituzionali, le regioni, gli enti locali e gli altri organi dello Stato, faranno la propria parte, per equiparare il nostro Paese agli standard europei, in una vera e propria «Maastricht dei costi», condivisa con le altre maggiori democrazie;
negli ultimi anni è stato comunque compiuto, in particolare dalla Camera, uno sforzo significativo di contenimento dei propri costi, per i deputati, i dipendenti e i servizi amministrativi, che ha portato a un risparmio complessivo di oltre 300 milioni negli ultimi sei anni, risparmio conseguito attraverso la riduzione degli emolumenti ai parlamentarti di circa il 25 per cento, il blocco del turn over, il taglio del 5 e 10 per cento delle retribuzioni più alte dei dipendenti in attuazione di quanto previsto dal decreto legge n. 78 del 2010, e una serie di misure di contenimento delle spese generali di funzionamento;
il progetto di bilancio deliberato dall’Ufficio di Presidenza rafforza questa sforzo, proseguendo sulla linea di rigore che aveva caratterizzato il bilancio interno triennale 2010-2012;
ribadito che:
un decisivo impulso per ogni azione che voglia incidere in radice sul tema dei costi della politica e ricreare anche così un rapporto di fiducia tra Istituzione parlamentare e cittadini non possa prescindere da interventi che modifichino la cornice istituzionale e riqualifichino il ruolo del parlamentare e ciò potrà derivare solo da un’azione riformatrice complessiva a livello istituzionale per la quale appare necessario l’avvio, sin dall’immediata ripresa dopo la pausa estiva, dell’esame dei progetti di legge già depositati riguardanti:
riduzione del numero dei parlamentari;
legge elettorale per Camera e Senato;
norme riguardanti le incompatibilità del ruolo di parlamentare con l’appartenenza ad altre assemblee elettive e con i corrispondenti incarichi di governo;
attuazione dell’articolo 49 della Costituzione per introdurre regole sulla vita interna dei partiti e sul loro finanziamento;
considerato che:
per quanto riguarda il profilo più specifico dei costi di funzionamento della Camera dei deputati, occorre continuare nella politica di razionalizzazione e riduzione delle spese già da anni intrapresa,
impegna, per le rispettive competenze, l’Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori,
a procedere, nell’ambito della sfera di autonoma determinazione ad essi riservata dal Regolamento della Camera, all’adozione di ulteriori iniziative che – in coerenza con gli indirizzi di riforma già adottati dall’Ufficio di Presidenza nella riunione del 21 luglio scorso – contribuiscano al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
1) allineamento agli standard europei del trattamento economico dei parlamentari e dei servizi messi a loro disposizione per lo svolgimento delle loro funzioni;
2) superamento, dall’inizio della prossima legislatura, dell’attuale istituto del vitalizio, con l’introduzione di un nuovo sistema contributivo;
3) introduzione del contributo di solidarietà proporzionato ai diversi importi dei vitalizi in corso;
4) previsione di una trattenuta a carico dei deputati, analoga a quella già prevista per l’Assemblea, in caso di assenze ai lavori di Commissione, ai sensi dell’articolo 48-bis del Regolamento della Camera;
5) introduzione di regole di trasparenza relative alla corresponsione del rimborso delle spese per il rapporto eletto-elettore, attualmente previste, dividendo l’importo del predetto contributo tra una quota a titolo forfettario ed una corrisposta solamente a fronte della presentazione di giustificativi (spese inerenti l’attività parlamentare, contratti con i collaboratori);
6) continuazione della razionalizzazione e della riduzione degli spazi destinati ad uffici per i deputati e dei servizi logistici messi a loro disposizione;
7) riduzione delle spese di viaggio dei deputati, anche attraverso l’introduzione di un tetto massimo annuale per l’utilizzo di biglietti aerei;
8) revisione dei prezzi di tutti i servizi a disposizione dei deputati, dal ristorante alla barbieria, adeguandoli ai normali prezzi di mercato o valutando una soppressione di tali servizi;
9) drastica riduzione dell’uso di documenti cartacei sostituendoli, ove possibile, con documenti elettronici;
10) conseguimento di un ulteriore taglio dei costi della Camera anche attraverso il blocco delle assunzioni, il congelamento degli aumenti contrattuali per il personale dipendente in coerenza con quanto avvenuto per il pubblico impiego, l’ulteriore razionalizzazione degli immobili e la limitazione delle esternalizzazioni e delle consulenze;
11) pubblicazione sul sito internet della Camera dei deputati del bilancio integrale delle risorse a carico del bilancio della Camera comunque messe a diretta disposizione dei singoli deputati nonché delle retribuzioni delle figure apicali e dei responsabili dei servizi e degli uffici dell’amministrazione della Camera, in coerenza con quanto già avviene nella pubblica amministrazione.
9/Doc. VIII, n. 8/49. Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Giachetti, Quartiani, Rosato.