Dove si annida il complottismo
Falsi allunaggi che sarebbero stati propagandati in mondovisione con riprese taroccate dalla Nasa, scie chimiche disperse dagli aerei su iniziativa di cospiratori ignoti che vogliono alterare il clima terrestre, complotti delle grandi multinazionali dei farmaci per bloccare metodi miracolosi, manovre dei poteri forti per condizionare le nostre vite. Il repertorio è ampio e spesso sorprende chi si imbatte per la prima volta in una di queste teorie. Potrebbe pensare che la bufala sia la notizia secondo cui teorie del genere sono state effettivamente credute da qualcuno e diffuse su larga scala. Invece è proprio vero.
Le teorie della cospirazione ovviamente non nascono oggi. Anche perché i complotti (veri) sono sempre esistiti. Perciò un’opinione pubblica diffidente può essere un utile meccanismo di controllo per salvaguardare le istituzioni democratiche e sorvegliare le élite. La cultura del sospetto degenera però in patologia quando nega evidenze scientifiche consolidate mettendo a repentaglio la salute collettiva o quando diventa una scorciatoia mentale abitudinaria. I cospirazionisti trovano una spiegazione semplice a fenomeni sociali complessi grazie all’intervento di una regia nascosta, razionale, abilissima e malintenzionata.
Negli ultimi anni è cresciuta la percezione che il fenomeno si stia espandendo. Di certo sta creando inquietudine e curiosità tra gli scienziati sociali il fatto che l’accesso sempre più facile ad ogni tipo di informazione, invece di rendere le persone più documentate e consapevoli spinga molti a fabbricare in proprio verità alternative infondate che spesso diventano materiale di propaganda per leader populisti alla ricerca di consenso grazie a narrazioni attraenti per la loro ingannevole semplicità.
Per capirne di più, insieme a Moreno Mancosu, abbiamo inserito nelle periodiche rilevazioni Itanes (Italian National Election Study) una serie di domande con le quali si chiede agli intervistati di valutare il grado di plausibilità di sei tra queste “teorie”. I dati raccolti ci consentono di dire per la prima volta quanto sono accettate dall’opinione pubblica italiana (grafico 1), quali caratteristiche individuali sono associate ad una maggiore o minore propensione ad accettarle, che relazione esiste tra mentalità cospiratoria e orientamenti politici (grafici 2 e 3).
Queste credenze non seducono solo gruppi marginali. Quasi un intervistato su 2 (42%) ritiene plausibile o certo che le nostre vite siano controllate da complotti orditi dai “poteri forti”. Storie più strampalate come quelle delle scie chimiche raccolgono un consenso più basso, ma pur sempre consistente (21%). Più preoccupante infine è quel 24% che crede esistano rischi per la nostra salute legati alle vaccinazioni.
L’istruzione rimane un buon antidoto nei confronti del pensiero anti-scientifico e complottista. Più le persone sono istruite meno tendono a crederci. Se si guarda all’età, i più immuni dal contagio sono gli over 55 anni. Forse perché quella generazione ha interiorizzato un maggiore rispetto per l’autorità degli esperti, che li risparmia dagli eccessi del “per me decido io”, “do un’occhiata a wikipedia e ne so più dei professoroni”, “c’è sicuramente qualcuno che specula alle nostre spalle”. Forse anche perché, nel caso specifico dei vaccini, hanno visto con i loro occhi quale progresso abbiano rappresentato per l’umanità. Tra le donne, per ragioni ancora da indagare, ci sono più credenti che tra gli uomini.
Ma il predittore più forte, la caratteristica in base alla quale più facilmente si può prevedere che un individuo aderisca o meno a teorie cospiratorie è, almeno oggi, in Italia, l’orientamento politico. Un elettore grillino su tre crede che i vaccini logorino il sistema immunitario: una quota doppia rispetto agli elettori del Pd (16%) e molto maggiore di chi non vota o non vuole dichiarare il suo voto (21%). Il 56% degli elettori del M5S ritiene che i complotti dei poteri forti condizionino pesantemente le nostre vite. Un’idea che arrovella solo un quarto dei democratici.
In realtà, non si può dire se esista, e in che direzione, un rapporto di causa-effetto tra politica e cospirazionismo. È certa tuttavia una forte corrispondenza tra la propensione ad aderire a teorie del complotto e a votare per partiti populisti o di destra. Dopotutto, un messaggio ricorrente della loro propaganda è che il cittadino qualunque può fare meglio di tanti esperti e che gran parte dei problemi sarebbero causati dall’inettitudine o dall’avidità di una qualche élite corrotta (la casta politica, i banchieri centrali, le burocrazie europee, le case farmaceutiche … o anche chi muove le associazioni di volontariato che lucrerebbero sull’immigrazione). Dopodiché, poco importa se qualcuno non crede all’atterraggio umano sulla luna. Ma se le verità alternative riguardano materie come i vaccini, e se per un pugno di voti un politico sceglie di ammiccare a congetture prive di fondamento scientifico, allora la posta in gioco diventa più alta e il problema più serio. I rischi finiscono per toccare la salute di tutti e non solo quella di chi tende a vedere complotti ovunque.
(*) Articolo scritto con Cristiano Vezzoni e pubblicato su l’Unità
Hanno parlato di questa ricerca anche il Quotidiano Nazionale (Resto del Carlino, Nazione, Giorno). Il Corriere della Sera online e ….. Maurizio Crozza.
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NOTA METODOLOGICA – I dati provengono dal panel Itanes (Italian National Election Study) 2013-2016. Le interviste sono state svolte da Swg attraverso questionari on-line (CAWI). I dati qui analizzati riguardano la nona ondata dell’indagine svolta dopo il referendum costituzionale dal 7 al 13 dicembre 2016 su un campione di 3050 individui. Questi individui sono stati selezionati in modo casuale partendo dal campione iniziale dei partecipanti al panel (n = 8723), originariamente estratti con campionamento per quote (genere, età e titolo di studio) riferite alla popolazione italiana maggiorenne. Una analisi più approfondita è contenuta in: Mancosu – Vassallo – Vezzoni, Prevalence and determinants of conspiracy theory believes in Italy, scaricabile da www.researchgate.net.
Sul Quotidiano Nazionale
Sul Corriere della Sera online (oltre 18.000 condivisioni)
Su Fratelli di Crozza