Le risposte sull’Errani ter
Intervento su: Repubblica Bologna (20/10/09) | Vasco Errani con poche parole – «c’è uno Statuto, lì ci sono tutte le risposte» – ha saggiamente sgombrato il campo dalle asprezze costruite un po’ ad arte intorno alla eventualità di un suo terzo mandato. Del resto Errani lo Statuto del PD lo conosce bene essendo stato autorevole membro della Commissione nazionale che lo ha elaborato ed avendo partecipato con ammirevole costanza ai suoi lavori. Ricordo ancora bene un intervento (riascoltabile dal sito di radio radicale) nel quale concordava con l’impianto dello statuto stesso e ricordo la sua presenza attenta alla lunghissima seduta conclusiva (1-2 febbraio 2008) nella quale il testo base fu esaminato articolo per articolo, discutendo e votando circa 280 emendamenti, prima della pressoché unanime approvazione finale.
Tornando al terzo mandato, nessuno nel PD si è mai sognato di mettere in discussione l’enorme impegno profuso da Errani nel governo della Regione sin dal 1993, quando fu nominato Consigliere alla presidenza da Bersani. La riconferma risulta dunque assai plausibile se si sommano la caratura del candidato e la particolarità del contesto: l’imminenza delle regionali, la conseguente difficoltà di costruire un’altra candidatura autorevole a fronte di un centrodestra particolarmente aggressivo.
Ciò premesso, le risposte offerte in materia dallo Statuto sono due, come ho detto altre volte con tono meno polemico di come è stato raccontato. Primo: di norma chi ha ricoperto per due mandati cariche di governo non può essere ricandidato. Non sono il solo a considerare apprezzabile questo principio che evita incrostazioni di potere e garantisce il ricambio. Ad esempio, Raffaele Donini ne ha tessuto le lodi, ricevendo applausi, alla Festa de l’Unità mentre interveniva per la mozione Bersani. In casi particolari come quello in questione il principio può essere derogato. Ma l’opportunità della deroga la dovrà e potrà valutare solo l’Assemblea regionale del PD che sarà eletta domenica.
Secondo: interrogato, lo statuto risponde che, pur in presenza della candidatura di Errani, se ce ne fosse un’altra dotata di sufficiente seguito, si dovranno tenere le primarie. Se fossero primarie di coalizione, gli esponenti del PD che volessero correre dovrebbero raccogliere le sottoscrizioni di almeno il 35% dei membri della citata assemblea, oppure (quasi impossibile) del 20% degli iscritti. In pratica, lo statuto consente a non più di due esponenti del partito di presentarsi alle primarie di coalizione, evitando così che ci siano troppi candidati PD ma anche che la loro riduzione forzosa ad uno solo renda la consultazione fittizia.
Una volta che si sia preso atto con serenità di queste “risposte”, perdono consistenza le polemiche montate nelle settimane passate. Possiamo così finalmente impegnare tutte le nostre energie per spiegare agli elettori che domenica sono benvenuti ai seggi del PD se vogliono aiutarci a scegliere il leader migliore per fare oggi una opposizione incisiva a Berlusconi e offrire quanto prima una prospettiva diversa al Paese.