Approvata la soglia per le europee
Il Pdl ha alla fine accettato la posizione che il Pd ha tenuto sin dall’avvio del dibattito parlamentare sull’argomento: che fosse utile introdurre una soglia di sbarramento nel sistema elettorale per le europee, ma che non fosse opportuno modificare il voto di preferenza: una posizione peraltro condivisa anche dall’Udc e dall’Italia dei Valori. L’introduzione della soglia, al contrario di quanto si è detto, non serve a “uccidere la sinistra”. Se c’è un elettorato che si considera di sinistra e non si sente rappresentato dai partiti attualmente in parlamento, credo aspiri a trovare una forza politica dotata di credenziali e consensi sufficienti a far sentire effettivamente la propria voce. Certamente quell’elettorato, se esiste, non e’ interessato ad assistere alla resa dei conti tra pezzi di ceto politico ciascuno alla ricerca di una sua scialuppa di salvataggio, come sarebbe accaduto se non fosse stata introdotta la soglia. Dire poi che l’introduzione di una soglia del 4% “uccida la democrazia” e’ palesemente insensato. Le altre 2 grandi democrazie continentali, Germania e Francia, adottano uno sbarramento del 5%. Lo sbarramento è pari al 5% dei voti validi anche in Lituania, Repubblica ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia. In Gran Bretagna i seggi sono assegnati con metodo d’Hondt, distintamente, in 11 circoscrizioni in ciascuna delle quali si assegnano, in media, 7 seggi. Quindi la soglia implicita è assai più elevata del 5%. La soglia è del 4% in Austria e Svezia, del 3% in Grecia. Ma in Grecia, come in tutti i restanti paesi dell’Unione Europea, il numero complessivo dei seggi disponibili è talmente basso che, ancora una volta, la soglia implicita è superiore al 4%. Insomma, chi sostiene che lo sbarramento al 4% e’ antidemocratico, dovrebbe concludere che nell’Unione Europea di paese democratico non ce n’è nemmeno uno.
Come si vota per le europee
La ripartizione dei seggi spettanti all’Italia (72) avviene con il metodo proporzionale (d’Hondt) in base alla cifra elettorale nazionale di ciascuna lista, su un collegio unico nazionale e con il principio dei quozienti interi e dei resti più elevati. Hanno diritto ad accedere alla ripartizione dei seggi solo le liste che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 4% dei voti validi espressi. Per il resto, la norma approvata non introduce altre modifiche alla legge numero 18 del 1979.
Il territorio italiano è suddiviso in 5 circoscrizioni: 1) nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia); 2) nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna); 3) centrale (Lazio, Umbria, Marche, Toscana); 4) meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria); 5) insulare (Sardegna, Sicilia).
Sebbene nella prima ipotesi di riforma il centrodestra avesse cercato un accordo per l’introduzione delle liste bloccate come per le politiche, bocciando la proposta presentata dal Partito democratico che introduceva la parità uomo-donna nell’espressione delle preferenze, l’elettore può, come nel 2004, esprimere fino a tre preferenze.
Le liste devono essere sottoscritte da non meno di 30 mila e da non più di 35 mila elettori; Non devono raccogliere le firme i partiti che abbiano un gruppo parlamentare anche in una sola delle due Camere, le forze che abbiano almeno un europarlamentare e anche le liste con un contrassegno composito, ma contenente il simbolo di un gruppo politico esonerato dalla raccolta. Per essere eletti bisogna aver compiuto almeno 25 anni. Grazie ad un emendamento approvato da Palazzo Madama avranno diritto al rimborso elettorale le liste che superino la soglia del 2%.