Cambiare la legge elettorale
Nell’ultima fase della legislatura, prima che il tentativo di cambiare la legge elettorale fosse definitivamente affossato dal PDL, si era tornati a parlare del modello “ispano-tedesco”, una.ipotesi da me proposta nel 2007, e per questo detta giornalisticamente Vassallum, che parve allora uno spunto appropriato per favorire un compromesso parlamentare (qui una rassegna stampa), prima che vicende extra-politiche decretassero la fine anticipata della XV legislatura. All’inizio del 2012 ho trasformato quella ipotesi in un progetto di legge sottoscritto anche dai deputati PD Causi, Corsini, Martella, Peluffo, Rubinato, Touadi, Vaccaro (qui una scheda al riguardo). Un progetto di contenuto pressoché identico, esplicitamente ispirato, come si dice nella relazione di accompagnamento allo “schema Vassallo”, era stato già presentato nel maggio 2008 nell’altro ramo del Parlamento dal Sen. Giuseppe Saro del Popolo delle Libertà (S-696). Un altro è stato depositato più di recente, sempre al Senato, dai Senatori PD Ceccanti, Morando, Tonini, Giaretta, Adamo e Negri. Nel dossier che segue si sono link ai documenti di maggiore interesse sull’argomento. Qui, invece, alcuni miei recenti interventi giornalistici: Europa, Corriere della Sera, La Stampa, Corriere Web Tv, l’Unità.
Nella mia attività accademica, accanto ad altri temi, mi occupo da sempre di sistemi elettorali e comportamenti di voto. Ho studiato le caratteristiche tecniche dei primi e il loro impatto sulla competizione politica. Nell’ambito dell’Istituto Cattaneo e del gruppo Itanes, ho analizzato le motivazioni soggettive e i fattori di contesto che spingono i cittadini a partecipare alle elezioni e sostenere questo o quel partito. Si tratta di un interesse nato, a metà degli anni ottanta, per l’insoddisfazione verso la politica della Prima Repubblica, piagata dal clientelismo (anche a causa del voto di preferenza) e resa immobile da un sistema elettorale proporzionale nemico dell’alternanza.
All’inizio degli anni novanta, sono stato tra i promotori dei referendum per il sistema maggioritario uninominale e l’elezione diretta dei capi degli esecutivi (sindaci, presidenti di provincia e di regione). Continuo a credere che la politica al livello nazionale sarebbe un poco migliore (mai pensato che i sistemi elettorali siano una panacea) se tornassimo al collegio uninominale, mentre penso che sarebbe peggiore se tornassimo al proporzionale puro, seppure attenuato dallo sbarramento, come vorrebbero i sostenitori del sistema tedesco (cfr. 1, 2, 3, 4, 5, 6).
Nel novembre del 2007, su impulso di Walter Veltroni, ho elaborato una proposta tesa ad accompagnare il processo di ristrutturazione del sistema politico avviato con la creazione del PD (qui la prima versione del documento e qui la versione definitiva, poi pubblicata, a mia insaputa, anche sul Riformista). Quella proposta aveva uno scopo tattico ed uno strategico: evitare che prevalesse in Parlamento il sistema tedesco (che avrebbe decretato la fine del bipolarismo); favorire un bipolarismo fondato su due grandi partiti alternativi e pochi altri partiti di medie dimensioni. Come è noto, con l’uscita dell’Udeur dalla maggioranza (a seguito delle inchieste sui coniugi Mastella) e la crisi del governo Prodi, il confronto sul sistema elettorale si interruppe.
In questa legislatura potevano essere seguite diverse strade per salvare il bipolarismo e renderlo più civile: a) limitare i difetti dell’attuale sistema rendendo effettive le soglie di sbarramento e riducendo drasticamente la dimensione delle circoscrizioni; b) tornare con poche o nessuna modifica alla legge Mattarella usata dal 1994 al 2001 (sistema misto a prevalenza maggioritaria), come si sarebbe potuto fare se si fosse tenuto il referendum che insieme ad altri ho promosso e per cui abbiamo raccolto le firme nel settembre del 2010; c) introdurre un sistema pienamente uninominale maggioritario come quello francese, con doppio turno; d) pensare ad un sistema che lasci teoricamente ai partiti la possibilità di presentarsi ciascuno per suo conto ma premi quelli più grandi creando di fatto una dinamica bipolare basata sulla contrapposizione tra i due partiti maggiori, come accade in Spagna e come si cercava di fare con il “Vassallum”.
Tra queste opzioni, la maggioranza PdL-Lega era più favorevole alla soluzione a). Il PD, sulla base di quanto sostenuto nel programma elettorale del 2008, prediligeva la soluzione c) o, in subordine, la b), anche se D’Alema, insieme a Casini, è sempre stato un sostenitore del tedesco. Personalmente ho sempre creduto che la d) sarebbe un buon compromesso a cui anche il centrodestra poteva essere interessato.
Sappiamo tutti come è andata, ma una cosa è certa: se il Pd andrà al Governo cambierà la legge elettorale. Io mi batterò perché essa consenta agli elettori di giudicare i singoli candidati al Parlamento e di scegliere da chi vogliono essere governati.
Progetti di legge della XVI Legislatura
La “Calderoli” e lo sbarramento per le Europee
D.Lgs. 533/1993 con le modifiche della L. 270/2005 (Senato)
T.U. 361/1957 con le modifiche della L. 270/2005 (Camera)
Legge 10/2009 (Parlamento Europeo)
Legge 1/1999 (Presidenti di Regione)
Legge 108/1968, come modificata dalla L. 43/1995 (Consigli regionali)
Legge 43/1995 (Consigli regionali)
Legge 277/1993 (Camera)
Decreto legislativo 533/1993 (Senato)
Legge 81/1993 (Comuni e Province) poi trasfusa nel D.Lgs. 267/2000
Le leggi elettorali della “Prima Repubblica”
Testo Unico 361/1957 (Camera dei Deputati)
Legge 29/1948 (Senato)
Legge 148/1953 (Legge “truffa”)
Legge 108/1968 (Consigli regionali)
Legge 122/1951 (Consigli provinciali)
DPR 570/1960 (Consigli comunali)
Legge 18/1979 (Parlamento Europeo)
Documenti di interesse
I sistemi elettorali adottati nelle principali democrazie europee
Il “Vassallum”
La proposta (6 novembre 2007)
Il dibattito (rassegna stampa della Camera dei Deputati)
Una simulazione sugli effetti (articolo per lavoce.info)