Partiti e primarie
Nel convegno di Orvieto, promosso da Romano Prodi nel 2006 per dare impulso alla creazione del Partito Democratico, ho proposto per la prima volta l’dea di un partito che trasferisce quote di sovranità ai cittadini con le primarie (in questo dossier, un resoconto del mio contributo alla introduzione delle primarie nel centrosinistra italiano, dal 2005 fino alla elaborazione dello Statuto del PD). Di seguito, una ricognizione in merito alle proposte di legge sull’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione.
Il 17 febbrario, in una conferenza stampa introdotta dal segretario Bersani, è stata presentata la proposta di legge del Partito Democratico (Bersani, Misiani, Castagnetti, Vassallo) per l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Nel testo unitario del PD è rifluito per intero il progetto di legge C-4194 a prima firma Veltroni, a cui avevo lavorato in precedenza. Vi sono fissati i principi di validità effettiva delle regole interne, trasparenza e certificazione dei bilanci, limite alla reiterazione dei mandati, parità di genere, nonché la disciplina e la promozione delle primarie come metodo non derogabile a piacimento per la selezione dei candidati alle maggiori cariche elettive, già introdotti nello Statuto del Partito Democratico. Averli trasferiti ora in un progetto di legge largamente condiviso costituisce un impegno aggiuntivo per il PD a praticarli rigorosamente al suo interno.
Nella citata proposta del PD in attuazione dell’articolo 49, non viene toccato un aspetto cruciale: l’entità e la modalità di conferimento dei contributi pubblici ai partiti. Dal 1999, in base ad un “patto scellerato” tra i tesorieri di tutti i partiti, il finanziamento pubblico, bocciato dai cittadini con il referendum, venne ipocritamente trasformato in “rimborso elettorale” e nel 2002 venne aumentato di dimensioni. Il “rimborso” è con tutta evidenza indipendente dalle spese sostenute per le campagne elettorali. Non è escluso, ad esempio, che la scelta comunicativamente assurda di presentare liste unitarie dell’Ulivo per la Camera e divise (di Ds e Margherita) al Senato nel 2006 sia stata presa per poter stabilire un criterio di riparto dei fondi. Fino al 2011, il “rimborso” veniva tasferito ai partiti in tranche annuali, anche per gli anni successivi alla eventuale fine anticipata della legislatura, con l’effetto che alcuni partiti potevano ricevere nello stesso anno un finanziamento doppio e che altri nel frattempo scomparsi potevano continuare a riceverlo. Dal 2011 questo non può più avvenire. Le quote annuali cessano se la legislatura finisce anticipatamente. Ma è stato così “certificato” in maniera definitiva dalla stessa legge che quanto vi è scritto, e cioè che il contributo corrisponda ad un rimborso delle spese elettorale, è falso! La mia opinione è che il finanziamento pubblico dei partiti deve essere ridotto all’osso, dato solo ai partiti che hanno, in quanto tali, rappresentanti in Parlamento e che rispondano a requisiti di democraticità e trasparenza simili a quelli fissati nella proposta di legge del PD. Dovrebbe inoltre trattarsi di un “co-finanziamento” a fronte di spese coperte almeno per la metà da fonti di entrata proprie. Nel caso in cui i partiti vengano sciolti, il patrimonio deve essere trasmesso ad altri soggetti politici sottoposti alle medesime regole ovvero trasferito allo Stato a copertura del debito pubblico.
12 04 12: Intervento in Commissione
13 04 12: Non bastano le foglie di fico (dichiarazioni alle agenzie)
08 05 12: Intervento in Commissione; qui per ascoltare l’audio
08 05 12: Intervista a Radio Radicale
09 05 12: Intervento in Commissione; qui per ascoltare l’audio
09 05 12: Dichiarazione sul testo approvato in Commissione (ANSA)
10 05 12: C’è l’accordo. Rimborsi dimezzati (Carlo Bertini su La Stampa)
11 05 12: Troppi buchi nella legge sui partiti (Sergio Rizzo su Corsera)
16 05 12: Soldi ai partiti: la legge non va (Intervista su L’Espresso Online)
Idea – Political Party Finance
Council of Europe Group of States against Corruption (GRECO)