Voto “personale” o “disgiunto”
Corriere della sera – Elezioni comunali 2011: voto disgiunto, come funziona? L'articolo 72, comma 3 del Testo unico dell'ordinamento degli enti locali sostiene che «ciascun elettore può, con un unico voto, votare per un candidato alla carica di sindaco e per una delle liste ad esso collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste». Ma anche che «ciascun elettore può altresì votare per un candidato alla carica di sindaco, anche non collegato alla lista prescelta, tracciando un segno sul relativo rettangolo». È questo secondo caso quello del voto disgiunto (ammesso per le elezioni Regionali e nei Comuni con più di 15.000 abitanti). Sono in pratica due diversi voti, entrambi validi. Una possibilità che potrebbe giocare un ruolo importante in una sfida decisiva come quella di oggi a Milano.
Quattro opzioni. Quindi l'elettore può sostanzialmente scegliere tra quattro diverse opzioni di voto: A) Dare il proprio voto a una delle liste presenti sulla scheda, contrassegnando la lista prescelta. In questo modo si vota la lista e automaticamente si dà anche la preferenza al candidato sindaco collegato alla lista. B) Dare il proprio il voto a un candidato a sindaco, contrassegnando il relativo rettangolo, e a una delle liste collegate. In questo modo si vota sia il candidato sindaco che la lista collegata. È il voto congiunto, quello più comune. C) Dare il proprio voto unicamente a un candidato a sindaco, contrassegnando il relativo rettangolo, senza scegliere nessuna lista. Si tratta del voto disgiunto al solo candidato sindaco anche detto voto personale; D) Dare il voto a un candidato a sindaco, contrassegnando il relativo rettangolo, e a una delle liste non collegate a quel candidato. È il cosidetto, voto disgiunto in senso proprio.
«Utilità marginale» per uno sfidante. Il caso C) si è andato sempre ampliando negli ultimi anni. Ad esempio, spiega il professor Roberto D'Alimonte analista di flussi elettorali, questo tipo di voto è stato decisivo per l'elezione del presidente della Regione Piemonte Cota (anche per le Regionali è possibile il voto disgiunto, ma non per le Provinciali). «Ben il 14 per cento dei votanti alle ultime Regionali in Piemonte – spiega D'Alimonte – pari a 310.300 elettori hanno dato esclusivamente il voto personale all'uno o all'altro candidato, ma è bastato a Cota ad avere la maggioranza in questa frazione di elettori per fargli superare lo svantaggio (rispetto alla Bresso) che aveva nei voti delle liste che lo sostenevano». Quindi in alcune particolari occasioni il voto disgiunto personale può essere decisivo per far vincere un candidato che è sostenuto da una coalizione di liste complessivamente perdente o in bilico, rispetto all'altra. Potremmo ribattezzarlo, parafrasando Keynes, «l'utilità marginale» di una competizione politica, soprattutto per uno sfidante che convince di più, non solo rispetto al suo avversario, ma anche rispetto alla coalizione che lo sostiene.
Tre fattori. «Non si può dire che il voto personale avvantaggi sistematicamente una delle due coalizioni», commenta il professor Salvatore Vassallo, deputato del Pd, rileggendo i dati dell'Istituto Cattaneo. «In tre dei sette Comuni capoluogo di regione che vanno al voto oggi, nel 2004 aveva avuto più voti singoli o disgiunti il candidato del centrodestra, in quattro quello del centrosinistra». Questo perché, secondo Vassallo, ci sono tre fattori che fanno la differenza di volta in volta. Essi sono, dice Vassallo: «L'attrattiva dei candidati a sindaco; la reputazione dei simboli di partito; la pressione dei candidati al consiglio comunale che chiedendo la preferenza spingono comunque a dare il voto di lista, non sempre per la parte cui ci si sente più vicini».
Effetto trappola. Dato che è eletto sindaco al primo turno solo il candidato che ottiene almeno il 50 per cento del voto personale, il voto disgiunto a favore dell'altro candidato, gli impedirebbe di vincere al primo turno anche se le liste che lo sostengono totalizzassero ben oltre il 50 per cento. Dice Peppino Calderisi, deputato del Pdl, ed esperto di flussi elettorali: «Non credo che il voto disgiunto sia un fenomeno rilevante, certo, però, potrebbe essere decisivo se i due candidati si giocano la vittoria al primo turno al fotofinish».
Legittimità del voto disgiunto. La Corte Costituzionale ha ammesso la piena legittimità del principio del voto disgiunto, anche se ne potrebbero derivare effetti paradossali di ingovernabilità (persino un sindaco con un consiglio comunale tutto d'opposizione) perché serve a non premiare «il sindaco che si è collegato alla lista che non riscuote sufficienti consensi» (sentenza 107/1996). Via d'uscita? Le dimissioni del sindaco appena eletto che a conti fatti risulti privo o con una debole maggioranza. E nuove elezioni.