2018. I temi che contano
Le prime pagine dei quotidiani e le conversazioni dei talk show rilanciano, come è giusto, eventi e temi che sopraggiungono di giorno in giorno al centro dell’attenzione: dai bonifici taroccati dei cinque stelle alle promesse senza copertura finanziaria dei programmi (sempre che le promesse elettorali inattendibili possano essere considerate una novità). Alcuni di questi fatti potranno forse spostare frazioni di elettorato. Ma la buona fetta di elettori che ancora non ha deciso non lo farà (se lo farà) in base a nuovi argomenti, più o meno futili, emersi nelle ultime settimane. A meno che non si verifichino veri e propri cataclismi, deciderà in base all’intuito dell’ultimo minuto su chi, tra i concorrenti, sia in grado di affrontare meglio problemi che gli appaiono da qualche tempo prioritari. Insomma, è probabile che l’elettore last minute scannerizzi mentalmente in fretta e furia facce, nomi e simboli alla ricerca di quelli su cui mettere la croce, ma avendo in fondo stabilito già da un bel po’ per quale missione.
Non sempre la stessa, perché le priorità cambiano, eccome, tra una legislatura e l’altra. Lo certifica anche l’istituto di analisi dell’opinione pubblica dell’Unione Europea (Eurobarometro) che dal 2005, ogni anno, con poche eccezioni, chiede a un campione di cittadini di ciascuno stato membro, tra le altre cose, quali sono per loro le due questioni che, in quel momento, è più importante affrontare nel rispettivo paese.
Nel 2012, nell’anno precedente alle scorse elezioni, i temi dominanti erano quelli economici. I primi quattro più indicati dagli italiani erano la disoccupazione (la consideravano come uno dei due problemi principali il 50% degli intervistati), lo stato generale dell’economia, la pressione fiscale e il costo della vita. Uscivamo dalle sofferenze della Grande Recessione e dalle politiche di austerità di cui potevano essere ritenuti responsabili, a torto o a ragione, soprattutto i leader del centrodestra, che avevano vinto le elezioni del 2008 e avevano governato fino al 2011, ma anche i leader del centrosinistra, che avevano condiviso il sostegno al Governo Monti. Se ne avvantaggiò il partito di Grillo, che prese voti agli uni e agli altri.
L’agenda delle priorità fissata nella testa degli italiani nel 2017 è molto diversa. Rimane ovviamente forte, nonostante gli alti e bassi, la preoccupazione per la mancanza di lavoro. Ma la percentuale di chi è soprattutto preoccupato per l’inflazione passa dal 28 al 14%, quella di chi teme la pressione fiscale cala dal 27 all’8, di chi è in ansia per la situazione generale dell’economia dal 44 al 25%. È cresciuta invece l’inquietudine per il terrorismo (nel 2012 indicato solo dal 2%, nel 2017 dal 14% degli intervistati), per la criminalità (dal 5 al 12%) e, soprattutto, per l’immigrazione (dal 3 al 36%). Nel 2012 si era già attenuata la prima più forte ondata di malessere prodotta dalle migrazioni interne all’UE, seguite all’allargamento ad Est. Dopo il 2014, la crisi dei rifugiati l’ha rilanciata.
Quanto riportato dai servizi di sicurezza in fondo conferma che per certi versi il nuovo clima dell’opinione pubblica riflette problemi reali e per altri contribuisce ad alimentarli. Di sicuro avrà un impatto sulle scelte di voto. Si tratta di vedere quanti, dopo aver passato in rassegna facce, simboli e frammenti di discorsi, giudicheranno che sia meglio affidarsi alla soluzione già sperimentata con qualche successo dal ministro Minniti, all’ostentata determinazione di Salvini (inseguito e mitigato su questi temi da Berlusconi) o alla nebulosa via di mezzo su cui sembra scommettere Di Maio.
Italia. Risposte alla domanda “Quali sono secondo Lei i due problemi più importanti che ha di fronte il nostro paese in questo momento?”
Le percentuali di ogni anno sono superiori a 100 appunto perché si potevano indicare fino a due problemi. Nel grafico sono inclusi solo i temi indicati da almeno il 10% degli intervistati nel 2012 o nel 2017, ad eccezione del debito pubblico, che rimane stabile tra il 10 e il 15% in tutto il periodo considerato. Fonte: Eurobarometro.
Pubblicato su QN