Domenica si sceglie
In circa due mesi c'è stato tempo per ragionare sulle alternative. Ormai tutti o quasi avranno maturato un loro orientamento. Ma un paio di cose mi pare giusto dirle.
Andare a votare Domenica è una opportunità e un dovere per tutti gli elettori del PD, anche per quelli sfiduciati che non riescono a riconoscersi in nessuno dei candidati alla carica di segretario nazionale o segretario regionale. Se nelle urne ci fossero almeno un paio di milioni di schede, compreso un certo numero di schede bianche o annullate con frasi di sdegno vorrebbe dire che in Italia c'è una opposizione forte e civile. E chiunque capisce quanto ce ne sia bisogno oggi in Italia.
Le ragioni per cui sostegno Dario Franceschini e Mariangela Bastico le ho già esposte e sono contenute in estrema sintesi anche in un articolo pubblicato oggi da l'Unita riportato qui sotto. Ci tengo ad aggiungere che Dario nel corso della campagna congressuale è realmente cresciuto.
Se potevo avere qualche dubbio sulla sua sincerità in merito alle posizioni che ha assunto intorno ai nodi cruciali dell'agenda congressuale (partito aperto, ricambio) oggi davvero non ne ho. Sarà come dice Bersani, che Dario è un centometrista, ma il percorso l'ha affrontato con stile, senso del ritmo, brio, determinazione. Sarebbe un vero peccato cambiare segretario proprio ora. La sfida con un concorrente come Bersani lo ha spinto ad essere più coraggioso di quanto non fosse apparso in precedenza, realmente determinato a non essere un leader che negozia su tutto per galleggiare, né un leader di transizione.
Nell'intervento alla convenzione lo scarto rispetto agli altri due candidati è stato nettissimo. Suggerisco a chi sia indeciso e non l'abbia fatto di prendersi un'oretta per rivederli tutti e tre in sequenza. I nove discorsi agli italiani tenuti sino ad oggi hanno arricchito in maniera intelligente la piattaforma iniziale (l'ultimo lo terrà sabato 24 a Marzabotto e andrò ad ascoltarlo). Alle dieci domande di Arturo Parisi ai tre candidati, come si può immaginare né peregrine né vaghe, ha risposto in maniera esemplare: nessun pasticcio, niente deroghe al bipolarismo; no a cambi di maggioranze senza il ricorso a nuove elezioni; sì al ritorno del collegio uninominale per consentire agli elettori di scegliere i parlamentari; no al sistema elettorale proporzionale tedesco; sì ad una difesa rigorosa delle primarie; sì a togliere la politica dalla Rai; no ad accordi con la Lega Nord i cui valori sono opposti rispetto ai nostri.
Chi ha fretta, può scorrere le sue note su Twitter. L'ultima di ieri sera è splendida: «Jean Leonard Touadi mio vicesegretario. Professore, intellettuale, parlamentare nero. Basta paura del futuro. La destra va sfidata sui valori». Per chi non lo conoscesse, Jean Leonard è una persona di grande umanità, cultura, moderazione: un vicesegretario di cui potremmo essere (saremo) fieri.