Regolamenti parlamentari
Per rendere più efficiente ed efficace il processo legislativo si deve snellire il sistema bicamerale e ridurre il numero dei parlamentari, ma si deve anche intervenire sui regolamenti delle Camere. Dopo aver accumulato un po’ di esperienza diretta ne sono ancora più convinto di quanto già non lo fossi sulla base del largo consenso che questa opinione riceve tra gli studiosi delle istituzioni.
La riforma dei regolamenti parlamentari deve perseguire almeno tre obiettivi. In primo luogo, deve impedire che la frammentazione scongiurata (per ora) alle elezioni, ritorni durante la legislatura. Occorre rendere rigida la norma ora aggirabile secondo cui non si possono costituire “micro-gruppi” formati da meno di venti deputati, talvolta nemmeno espressione di forze politiche che hanno ottenuto un mandato elettorale.
In secondo luogo occorre rendere certi i tempi per l’esame dei provvedimenti cui il Governo attribuisce particolare importanza per lo svolgimento del suo programma e garantire tempi ugualmente sicuri all’opposizione affinché possa svolgere un ruolo critico sui provvedimenti in esame. Definire con chiarezza corsie preferenziali per i progetti del Governo sulla base di una programmazione dei lavori parlamentari assai più prevedibile rispetto ad oggi e contemporaneamente introdurre uno statuto dell’Opposizione.
In terzo luogo, anche per sfrondare ulteriormente gli alibi che oggi (malamente) giustificano il ricorrente ricorso alla decretazione e ai colpi di mano della maggioranza, ma soprattutto per rendere più effettivo il lavoro dei parlamentari, occorre trasferire in misura massiccia l’attività dall’Aula alle Commissioni attraverso l’adozione come procedura ordinaria della “sede redigente”. Prevedendo cioè che, di norma, gli emendamenti vengano discussi e votati solo in Commissione, lasciando poi all’Aula il compito di votare gli articoli (“prendere o lasciare”) e il testo finale. In questo modo, il lavoro di Commissione non verrebbe più vissuto come una specie di “riscaldamento” prima della vera partita, consumata poi spesso frettolosamente, di fronte ad un “pubblico” disattento e (inevitabilmente) incompetente. I dibattiti in Aula verrebbero snelliti da interventi troppo specialistici per suscitare l’interesse dei presenti, riportando in quella sede la decisione finale e la discussione sugli orientamenti di fondo che sottendono alle scelte legislative.