Venerdì si è svolta la riunione della Commissione sullo
Statuto del PD chiamata ad esaminare le proposte di modifica avanzate dal Comitato di redazione prima che vegano portate in Assemblea il prossimo fine settimana. Come ho documentato in una nota della settimana scorsa, riguardo alle
primarie, erano state
inizialmente proposte modifiche perfettamente in linea con quanto sostenuto nella mozione congressuale di Pierluigi Bersani, ma in netto contrasto con l’impianto approvato all’unanimità nel 2008. Per fortuna il
Comitato di redazione ci ha ripensato. Giovedì pomeriggio è stato convocato fuori programma ed
ha riconfezionato la proposta ripristinando sui due punti cruciali il testo vigente. La Commissione, con qualche variazione, l’ha quindi approvata, me compreso, all’unanimità. Avevo chiesto, insieme a Giuseppe Civati, che la riunione della Commissione fosse resa pubblica e quindi chi vuole la può rivedere su YouDem. Di seguito riporto una mia dichiarazione resa alle agenzie di stampa al termine dei lavori e i testi di riferimento. Qui mi limito a una semplice considerazione. I dirigenti della segreteria Bersani danno ad intendere che si è trattato di una tempesta in un bicchiere d’acqua. Che il testo precedente non era così dissimile da quello approvato o che era stato forse prodotto per distrazione o per sbaglio. Oppure può darsi si siano accorti che una linea del genere in pubblico non l’avrebbero retta, nemmeno tra i componenti della maggioranza interna. Sta di fatto che, in ossequio ad una antica tradizione, quel testo sul sito del PD non è mai comparso ed ora, a giudicare dalle dichiarazioni riportate sullo stesso sito, sembra non sia mai esistito. A futura memoria, rimane scaricabile dal mio sito (
clicca qui).
(ANSA – AGI) – Roma, 14 mag – "La Commissione statuto ha risolto oggi un problema su cui il PD si è diviso ripetutamente, da ultimo durante il Congresso che ha eletto Pierluigi Bersani e nella fase di selezione dei candidati alle elezioni regionali". È quanto rende noto Salvatore Vassallo. "Il testo approvato oggi, al contrario del testo precedentemente proposto dal comitato di redazione, ripristina su due punti cruciali – spiega Vassallo – quanto era stato fissato con lo statuto approvato nella fase fondativa del PD. La discussione, e i passi indietro rispetto al testo precedente, rendono questa scelta, se possibile, ancora più chiara e per tutti politicamente vincolante. È utile che alcune modifiche introdotte chiariscano che, prima di tenere primarie di partito, si esplori la possibilità di tenere primarie di coalizione. Ma alle primarie di coalizione il PD non va con suoi candidati ufficiali. Nessuno potrà più interpretare lo statuto, come si è tentato di fare in Puglia, nel senso che, laddove un iscritto al PD si candidi alle primarie di coalizione, quale che sia il consenso di cui gode nel partito, tutti gli altri dirigenti ed iscritti o il partito in quanto tale debbano sostenere la sua candidatura. Con la formulazione approvata oggi, che ripristina quanto già contenuto nello Statuto, le primarie rimangono inoltre la regola. L'eventuale deroga, laddove l'accordo di coalizione lo imponga, continuerà a costituire l'eccezione, approvabile solo con una maggioranza qualificata piuttosto ampia. Mi pare una soluzione appropriata, approvata all'unanimità, che consente al PD di tenere fermo un suo tratto identitario e di occuparsi di cose che interessano di più gli italiani".
Di seguito, i testi originariamente proposti dal Comitato ristretto e quelli approvati oggi, sui punti più controversi.
1) PRIMARIE DI COALIZIONE. CON O SENZA CANDIDATI UFFICIALI
TESTO ORIGINARIAMENTE PROPOSTO DAL COMITATO
3. Nelle primarie di coalizione, l’assemblea del PD del livello territoriale corrispondente, approva a maggioranza la candidatura sostenuta dal PD. Gli iscritti al PD possono avanzare e sostenere una diversa candidatura, qualora essa sia stata sottoscritta da almeno il trentacinque per cento dei componenti della medesima Assemblea del livello territoriale corrispondente, ovvero, da almeno il venti per cento degli iscritti nel relativo ambito territoriale.
TESTO APPROVATO, CHE RIPRISTINA LO STATUTO VIGENTE
4. Nel caso di primarie di coalizione, gli iscritti al Partito Democratico possono avanzare la loro candidatura qualora essa sia stata sottoscritta da almeno il trentacinque per cento dei componenti dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente, ovvero, da almeno il venti per cento degli iscritti nel relativo ambito territoriale.
Nel testo originariamente proposto dal Comitato, il PD partecipa alle primarie di coalizione con un proprio candidato ufficiale. Gli iscritti devono essere "autorizzati" anche per "sostenere" un candidato diverso. Nel testo approvato, che ripristina la formulazione vigente, non c'è candidato ufficiale. Dirigenti ed iscritti sono liberi di sostenere chi preferiscono.
2) PRIMARIE DI PARTITO: LA REGOLA E L'ECCEZIONE
TESTO ORIGINARIAMENTE PROPOSTO DAL COMITATO
4. Qualora non si svolgessero primarie di coalizione, la decisione di ricorrere a primarie di partito, oppure di utilizzare un diverso metodo per la scelta dei candidati comuni concordato con le altre forze alleate, deve essere approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente.
TESTO APPROVATO, CHE RIPRISTINA LO STATUTO VIGENTE
4. Qualora non si svolgano primarie di coalizione, si procede con le primarie di partito, a meno che la decisione di utilizzare un diverso metodo, concordato con la coalizione, non sia stata approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente.
Nel testo originariamente proposto dal Comitato, per fare le primarie di partito, ove non si tenessero quelle di coalizione, era richiesta la maggioranza qualificata dei tre quinti. Nel testo approvato dalla Commissione, che ripristina la formulazione vigente, la maggioranza qualificata dei tre quinti è necessaria per evitarle. Le primarie tornano ad essere la regola. Attenzione: alcuni ritengono che anche questo sia un passo indietro rispetto a quanto è scritto oggi nello statuto. Non è così. Anche oggi c'è questa ragionevole possibilità di deroga. Ma si deve considerare che le Assemblee sono organismi spesso pletorici e che a partecipare effettivamente al voto sono in media l'80% dei componenti. Per raggiungere la maggioranza dei tre quinti dei componenti (il 60%) occorre quindi raccogliere la quasi unanimità dei presenti.