Decreto Mille proroghe
La Camera dei Deputati ha approvato il cosiddetto decreto legge ‘milleproroghe’, su cui il Governo ha posto la fiducia (284 sì, 243 no). Sia per mascherare le tensioni interne alla maggioranza, sia per contingentare i tempi ed evitare il dibattito e i contributi dell’opposizione. Svilendo il ruolo del Parlamento. Il provvedimento omnibus nato per prorogare alcune scadenze è diventato il contenitore per le norme più diverse. Dallo slittamento della class action – voluta dal Governo Prodi e che consentirebbe ai cittadini di rivalersi nei confronti di corporation ree di violazioni dei loro diritti – al rinvio di alcune norme sulla sicurezza del lavoro, alla proroga del termine per l’emanazione dei regolamenti di riordino previsti nell’ambito della procedura volta alla riduzione degli enti pubblici.
Inoltre, il ricorso pressoché sistematico del Governo alla decretazione su tematiche non omogenee segnala la volontà del Presidente del Consiglio di sopire le contraddizioni interne alla maggioranza parlamentare – pur ampia –, ma che mortifica il ruolo cruciale del parlamento e del confronto con l’opposizione. L’uso sproporzionato della decretazione – con una interpretazione assai discutibile degli articoli 76 e 77 della Costituzione – suscita grande preoccupazione anche tra le massime cariche istituzionali poiché da un’azione di razionalizzazione degli strumenti normativi c’è il rischio che possa derivarne un ricorso pressoché generalizzato, e totalmente inedito nella prassi repubblicana, al dispositivo del decreto-legge da parte dell’esecutivo.