La giustizia e la telematica
Se c’è un settore nel quale la lentezza del nostro Paese è imbattibile è la giustizia, quella civile in particolare, con costi insostenibili per le categorie deboli e danni irreparabili che possono mandare in frantumi progetti di vita familiare e stroncare imprese sane. Ciononostante, il Ministro Alfano è impegnato a tempo pieno dal 2008 su imbrogli legislativi vari per evitare che la giustizia faccia il suo corso in un certo numero di casi specifici riguardanti il suo dante causa: il «blocca-processi» del luglio 2008, il Lodo (in)costituzionale, il processo breve, il legittimo impedimento, la legge sulle intercettazioni telefoniche, ecc, ecc. Nel frattempo, le innovazioni promesse rimangono al palo. Un anno fa Alfano chiese con grande enfasi mediatica lo stato di emergenza per tutto il 2010 al fine di fronteggiare il sovraffollamento delle carceri, dando poteri straordinari al direttore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Ad oggi, non è stato realizzato nessuno degli obiettivi del relativo Piano. Rispetto ai quarantasette padiglioni previsti ne sono forse in corso di progettazione venti. La riforma delle professioni forensi è bloccata. Sempre un anno fa era stato annunciata l'entrata in vigore del processo telematico in tutto il territorio nazionale, a completamento della digitalizzazione della giustizia. Ma chi opera nei tribunali sa invece che la realtà è molto diversa. La dotazione informatica è obsoleta anche a causa di acquisti onerosissimi e insensati, assenza di programmazione. Il processo civile telematico per i decreti ingiuntivi si svolge in meno di venti tribunali, le notifiche telematiche sono effettuate in meno di dieci uffici, mentre il valore legale di memorie e provvedimenti del giudice è riconosciuto solo a Milano. Per questo credo che si debba e si possa fare qualcosa anche al livello decentrato. Il caso del tribunale di Bologna è paradigmatico. È stata la sede della prima sperimentazione in materia ma oggi è in ritardo. Il ritardo è reso ancora più grave e la necessità di recuperarlo più urgente dagli errori commessi nella progettazione degli spazi fisici del tribunale stesso. Una sede appena inaugurata, in pieno centro, in uno splendido stabile del 500, ma già palesemente inadatta a sopportare la densità degli accessi fisici e le dimensioni degli archivi cartacei connessi all’attuale modalità del processo. Ho iniziato a sollecitare un riflessione al riguardo con. un articolo pubblicato dal Corriere di Bologna il 2 febbraio.